Sherlock Holmes. Uno studio in rosso by Arthur Conan Doyle & Vincent Mallié

Sherlock Holmes. Uno studio in rosso by Arthur Conan Doyle & Vincent Mallié

autore:Arthur Conan Doyle & Vincent Mallié [Doyle, Arthur Conan & Mallié, Vincent]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-10-18T12:00:00+00:00


PARTE SECONDA

IL PAESE DEI SANTI

I

NELLA GRANDE PIANURA SABBIOSA

Nella parte centrale del grande continente nordamericano si estende un deserto arido e orripilante, che ha costituito a lungo una barriera contro l’avanzata della civilizzazione. Dalla Sierra Nevada al Nebraska, e dal fiume Yellowstone a nord al Colorado a sud, è il regno della desolazione e del silenzio. In questa zona squallida la natura assume aspetti diversi; ci sono montagne maestose dalla cima nevosa e valli oscure e tetre, fiumi che scorrono veloci e si insinuano in gole frastagliate, e pianure enormi, che d’inverno sono bianche di neve e d’estate sono grigie di sabbia. Tutto è pervaso da un’atmosfera nuda, inospitale e misera.

Questa terra della disperazione è disabitata. A volte capita che la attraversi un gruppo di Pawnees o di Piedi Neri per raggiungere altri territori di caccia, ma anche i più coraggiosi non vedono l’ora di allontanarsi da quelle spaventose pianure e di ritrovarsi di nuovo sulle loro praterie. Il coyote sta in agguato nella boscaglia, la poiana svolazza nell’aria e l’orso grigio si aggira goffamente per i burroni oscuri e raccoglie i mezzi di sostentamento che trova fra le rocce. Questi sono gli unici abitanti di quel posto desolante.

Al mondo non c’è vista più orrida di quella che si ha dal versante settentrionale della Sierra Blanco. La terra, piatta e sconfinata, si estende a perdita d’occhio, sabbiosa, polverosa e disseminata di macchie di cespugli nani. Contro il limite estremo dell’orizzonte si staglia una lunga catena di monti, con le vette dentellate spruzzate di neve. In questo vasto territorio non c’è segno di vita né di alcuna cosa vitale. Non c’è un uccello nel cielo di un azzurro metallico, niente si muove sulla triste terra grigia, ma soprattutto, c’è un silenzio assoluto. Per quanto si tenda l’orecchio, non c’è un suono; c’è una quiete totale che annichilisce.

È stato detto che in quell’immensità non c’è nulla di vitale, ma in realtà non è proprio così. Se si guarda dalla Sierra Blanco, si vede un sentiero tracciato lungo il deserto, che si snoda e si perde in distanza. È solcato da ruote e calpestato dai piedi di molti passeggeri. Sparsi qua e là ci sono degli oggetti bianchi che luccicano al sole e risaltano sullo scuro strato di sabbia. Se ci si avvicina per esaminarli, si scopre che sono ossa: alcune grosse e ruvide, altre più piccole e delicate. Le prime sono ossa di bue, e le seconde di uomini. Per miglia e miglia la macabra via carovaniera è contrassegnata dai resti sparpagliati di coloro che sono caduti lungo la strada.

Il 4 maggio 1847 un viaggiatore solitario guardava questo scenario. Il suo aspetto era tale che poteva essere il genio o il demone della regione. Un osservatore avrebbe trovato difficile stabilire se era più vicino ai quaranta o ai sessant’anni. La sua faccia era magra e smunta e la pelle scura e incartapecorita era tesa sulle ossa prominenti; i lunghi capelli castani e la barba erano brizzolati. Aveva gli occhi incavati e accesi da un bagliore innaturale, e la mano che stringeva il fucile era scheletrita.



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