Atti diversi, incanti di corpi. Introduzione al teatro di Pasolini by Irene Gianeselli

Atti diversi, incanti di corpi. Introduzione al teatro di Pasolini by Irene Gianeselli

autore:Irene Gianeselli [Gianeselli, Irene]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Les Flâneurs
pubblicato: 2022-05-03T04:00:00+00:00


PRIMA VEGLIATRICE

Ma almeno, come finì il sogno?

SECONDA VEGLIATRICE

Non finì… Non so… Nessun sogno finisce… Posso forse sapere con certezza se non lo continui a sognare, se lo sogni senza saperlo, o se il sognarlo non sia questa cosa vaga che chiamo la mia vita?... Non mi parlate più… comincio a essere sicura di qualcosa, non so di che cosa… Avanzano verso di me, in una notte che non è questa, i passi di un orrore sconosciuto… Chi sarò andata a svegliare con il sogno che vi ho raccontato?... Un terrore smisurato mi sussurra che Dio ha forse proibito il mio sogno… Esso è senza dubbio più reale di quanto Dio non permetta… Non restate in silenzio… Ditemi almeno che la notte sta passando, anche se lo so… Guardate; comincia a far giorno… Guardate; sta per nascere il giorno reale… Fermiamoci, non parliamo più, non tentiamo di continuare questa avventura interiore… Chi lo sa che cosa c’è alla fine di essa? (Il marinaio 33-35)

Non c’è in Pasolini una vena esoterica come nel Pessoa appena letto (che approda consapevolmente a una sorta di irrazionalismo seducente ma autoreferenziale, riferito cioè a quell’autore-personaggio che porta sempre nomi diversi e dietro il quale finisce per nascondersi), anzi, il sogno diventa, specie in Calderón e in Orgia, un processo di analisi oggettiva per la catarsi del sognante. Dunque, anche il sogno è un atto poetico-politico, non ha nulla a che fare con una caduta sentimentale, è un modo per amplificare la rappresentazione della realtà. Attraverso il gioco teatrale, il sogno può riportare al piano umano, in una dimensione carnale immediata e dirompente, la tensione del personaggio che è in scena restituendogli lo statuto di persona e quindi può filtrare nell’interiorità il processo di analisi politica, di pratica anti-borghese e rivoluzionaria (scandalosa in quanto disvelante e allo stesso tempo non giudicante, ma, appunto inscritta in una analisi a canone sospeso della società e della realtà). Non a caso, in questi versi di Pasolini, il risveglio coincide con una scelta ideologica «Non si può che sognare, nel sogno. / Ora basta. È ora di essere comunisti» e il fatto che scriva comunisti invece che marxisti non deve stupire poiché qui si fa riferimento a un atto non solo intellettuale, ma anche operativo, di adesione al Partito nonostante sia rischioso aderire al Partito che vive sospeso sull’abisso del conformismo e nonostante, proprio per questa ragione, Pasolini non sia un uomo di Partito. «Il mondo pacificato dal rapporto estetico» coincide con l’analisi che Pasolini fa del suo lavoro linguistico artigianale e per forza di cose idealizzante del friulano nell’ambito dell’Academiuta, quel felibrismo che lo portava a una vaga estetizzazione della lingua materna reinventata come viene espresso in questo luogo: «Le terre che a loro insaputa domina / chi ama talmente la lingua / da esserne per amore padrone; / le città industriali e le campagne / viste in una calda visione d’insieme, / nel raptus stilistico che tutto ama». Tale considerazione è seguita da una sagace figura etimologica in differita:



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