Attila by William Napier

Attila by William Napier

autore:William Napier [Napier, William]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantasy, Historical, Fiction
ISBN: 9788834723982
Google: c8tlAwAAQBAJ
Amazon: B00J7T2Z58
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2013-10-23T22:00:00+00:00


7

Il lungo viaggio di ritorno

del tribuno dal cuore spezzatoNell’afa di un pomeriggio silenzioso, in mezzo al ronzio delle mosche voraci, il solitario soldato romano raccolse fasci di rami e arbusti nel bosco circostante e li ammassò al centro della palizzata, poi allestì una grande pira con i pali dello steccato di difesa e vi appoggiò sopra i corpi degli uomini trucidati. Dopo avere collocato il ventesimo cadavere, si rese conto che per quel giorno non sarebbe riuscito a fare altro. Allo stremo delle forze, si stese poco lontano e cadde in un pesantissimo sonno senza sogni. Il giorno successivo, con ogni fibra del corpo e dell’anima che gli doleva, completò l’opera, lasciando per ultimo il suo centurione.

Appiccò il fuoco alla pira e guardò le fiamme che si innalzavano al cielo come snelle lingue di fuoco, mentre il sole tramontava a occidente, su Roma.

Si addentrò nella foresta.

Ma qualche divinità ignota vegliava su di lui: il dio che maledice e benedice al tempo stesso.

Dopo aver camminato per qualche minuto, scorse una specie di ombra bianca fra gli alberi. Si trovò in una radura, illuminata dagli ultimi raggi obliqui del sole e in quella luce suggestiva vide il suo cavallo, Tuga Ban, intento a brucare l’erba scura e dolce. Aveva ancora la sella, ma Lucio ebbe un fremito quando vi scorse conficcata una freccia.

Raggiunse l’animale e lasciò che strofinasse il muso contro la sua mano. Sollevò piano la sella e con grande sollievo notò che la punta della freccia aveva trapassato il cuoio, ma l’animale non ne era stato nemmeno scalfito. Era giusto che fosse così: che cosa aveva a che fare quella mansueta puledra grigia con la violenza e le menzogne del genere umano?

Accarezzò il dorso di Tuga Ban, ampio e vigoroso, appoggiò la guancia contro la sella dal cuoio spesso e robusto e la ringraziò con voce incerta, poi pianse. Il cavallo fu sorpreso da questo scoppio inatteso di emozioni e prese a strofinare il muso umido contro il braccio dell’uomo, come se volesse consolarlo. Poi tornò alla sua occupazione preferita: brucare in pace l’erba, così fresca e dolce che sarebbe stato un peccato lasciarla intatta.

Dopo le preghiere, Lucio tolse la sella, spezzò l’asta della freccia, tirò la punta di ferro dall’altro lato e la gettò. Rimise la sella al suo posto, strinse il sottopancia, sistemò le redini, salì in groppa, accarezzò il lungo collo pezzato di grigio dell’animale e lo allontanò dall’erba, con una reazione un po’ stizzita della puledra. Poi, i due si avviarono al passo.

«Ancora insieme, ragazza» mormorò. «Insieme verso il tramonto.»

Passata la notte, sotto il sole cocente di mezzogiorno, Lucio fu di nuovo costretto a estrarre la spada.

Stava avanzando lungo uno stretto sentiero quando gli si pararono davanti tre uomini sbucati da una pineta. Apparentemente sembravano sorpresi quanto lui per quell’incontro fortuito, poi si guardarono con un sorriso poco rassicurante e si avvicinarono.

«Bella bestia» esordì uno degli uomini con voce strascicata, guardandolo di sbieco con un ghigno poco raccomandabile.

«Sì, è una bella puledra» rispose Lucio. «Dove vado io viene anche lei.



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