Ballata di ogni donna by Erica Jong

autore:Erica Jong
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2014-06-17T00:00:00+00:00

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Ballata della sobrietà

Ho messo il mondo in un vaso

e ho il tappo nella mano.

Down Hearted Blues

Ascoltare Bessie Smith e dipingere perfettamente sobria. La serratura è cambiata. Dart se ne è andato. Probabilmente non avrò mai più sue notizie e le gemelle non tornano fino alla prossima settimana.

Sono sola nel mio studio, guardo i monti del Connecticut e dipingo. Il buon vecchio Boner abbaierebbe di certo per avvertirmi, se dovesse per caso arrivare la moto di Dart. Lavoro a un’altra versione delle menadi con cristallo. A volte con gioia, a volte con disperazione. La solitudine dell’artista è qualcosa che non si può comunicare a un altro essere vivente. Sola, davanti al mio cavalletto, guardando le montagne, annusando l’odore acre della trementina, intontita dalla mia stessa solitudine e dall’odore silvestre del solvente, ora nell’esaltazione di dipingere da sola, ora nella depressione di sapere che forse sarò sola per tutto il resto della vita.

Se ho deciso (e a quanto pare ho deciso) di non andare a letto con i vari Wayne di questo mondo (che rimorchiano altre ragazze nei bar, mentre stanno con te), di non umiliarmi con Dart e di non pagare i conti del ristorante della sua puttanella, che altro mi resta se non questa infinita solitudine davanti al cavalletto?

La amo e la odio. Ringrazio Dio per avermi dato un modo di guadagnarmi da vivere in questa solitaria beatitudine e maledico Dio per la straziante solitudine di questo mestiere.

Fuori, nel mondo, la gente sta facendo telefonate, mandando documenti per fax, circolando per i cocktail party. Ogni volta che mi sembra che mi manchi qualcosa, mi basta fare un salto a New York per capire quanto poco, in realtà, io mi perda.

Alle feste, mi manca la mia beata solitudine. Quando sono sola, penso che mi manchi la “vita” perché non vado alle feste.

Ma cos’è, poi, la “vita”?

La mia vita, nel suo aspetto più vero e puro, sembra sia stare davanti al cavalletto, annusare l’odore di trementina e dipingere varie sfumature di bianco su una tela bianca, davanti alle verdi colline. Potrei stare qui in eterno. Anzi, mi sembra proprio di essere qui da un’eternità. Questa è la tua vita, Leila Sand, penso, il tuo vero io. Sei stata fortunata a trovarlo e a essere tornata in te prima che fosse troppo tardi.

Evoco gli spiriti delle pittrici del passato: Marietta Robusti, “La Tintoretta”, Lavinia Fontana, Rosalba Carriera, Elisabeth Vigée-Lebrun, Adelaide Labille-Guiard, Angelika Kauffman, Anna Peale, Rosa Bonheur, Berthe Morisot, Mary Cassat, Käthe Kollwitz, Paula Modersohn-Becker, Vanessa Bell, Georgia O’Keeffe – perché mi proteggano come schiere di angeli custodi, dipinti a calce spenta su qualche soffitto veneziano. Tutta la tecnica, l’amore, l’infinita capacità di soffrire, il coraggio, le viscere, il cuore di queste donne che disegnavano e dipingevano a dispetto di tutto – fluiscono nelle mie dita doloranti. Ah, la voglia di far sembrare facile il difficile! Voglio essere come quegli antichi pittori di affreschi che avevano un tale talento, una tale conoscenza della chimica, da sapere dare il colore prima che la calce

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