Baltaro Gianna - Commissario Martini 09 - 1997 - L'altra riva del lago by Baltaro Gianna

autore:Baltaro Gianna [Baltaro Gianna]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788862040006
editore: Edizioni Angolo Manzoni
pubblicato: 2009-12-31T22:00:00+00:00

Quando fu dabbasso, attraversò rapidamente il corso, salì sulla sua macchina, parcheggiata quasi di fronte alla casa degli Olivero, e rimase in attesa di veder comparire il marito e il cognato della zia di Luciana.

Di li a poco scorse due uomini alti e robusti che, svoltati da una strada adiacente, raggiunsero a passo svelto il portone dal quale lui era appena uscito.

I fratelli Olivero.

Ebbe tempo di osservarli bene e notò che si somigliavano molto.

Erano due begli uomini, benché non di tipo raffinato.

"Un tipo di marcantonio" aveva detto il coinquilino della Moreso, tratteggiando il presunto ladro, sorpreso davanti alla porta della ragazza.

Ma la descrizione non corrispondeva pienamente.

I fratelli Olivero erano ben vestiti e ben rasati.

Avviato ormai verso casa, a Martini venne da pensare che "prima" in un momento così cruciale delle indagini, avrebbe proposto a Piperno di trovarsi in una qualche trattoria per parlarne.

Poi considerò che Ferrando, probabile buongustaio, in virtù della sua origine emiliana, sarebbe forse stato propenso a mantenere la consuetudine.

Gli telefonò e presero appuntamento per le otto e mezza da "Molinari".

Ferrando aveva accettato volentieri; tanto più che non avendo ancora una sistemazione stabile, era solito cenare nell'albergo dove soggiornava temporaneamente.

Il Molinari era un ristorante di lusso, situato all'interno della stazione di Porta Nuova, frequentato dai torinesi abbienti.

Si trovava sul lato destro dell'atrio, mentre sulla parte opposta, un ristorante modesto soddisfaceva le esigenze alimentari di avventori più alla buona.

Martini attese il collega davanti alla porta e quando Ferrando giunse, puntualmente, gli fece strada all'interno del locale.

La grande sala si presentava agli ospiti col luccichio dei bicchieri di cristallo e della posateria d'argento. Illuminata a giorno da un grande lampadario centrale e numerose appliques disposte lungo le pareti.

L'effetto era scenografico, degno, d'altronde, del livello della cucina, scelta anche dalle esigenti ferrovie dello stato per allestire i pasti che venivano serviti sui wagons restau-rants.

Come Martini aveva supposto, Ferrando apprezzò la cena e, oltre che cultore della buona tavola, si confermò piacevole conversatore.

I due si intrattennero su vari argomenti sino alla fine del pasto.

Poi, davanti a un bicchiere di cognac entrarono nel vivo del "caso".

Martini gli fece un rapido riassunto delle sue recenti scoperte, fornendo dettagli quando il collega lo richiedeva.

- In sostanza, ci sono tutti gli elementi per stabilire che il corpo bruciato nell'incendio della "Topolino" apparteneva a Lidia Moreso e non a Luciana Verini - osservò infine Ferrando.

- Infatti.

- Ora si tratta di stabilire perché l'hanno uccisa - riprese il capo della "mobile". - É innegabile che se, davvero, esportava valuta, potrebbero essersi create molte situazioni di pericolo per lei.

Ferrando cominciò a enumerare le sue ipotesi contando sulle dita.

- Potrebbe aver dato ombra a qualche organizzazione concorrente; oppure aver esercitato un ricatto nei confronti di chi si valeva dei suoi servizi; o, più semplicemente, essersi appropriata di somme che le erano state affidate, e punita per quel motivo.

Martini ascoltava attentamente, annuendo di tanto in tanto.

- Però - aggiunse Ferrando, allargando le mani: - che collegamento può esistere con Luciana? Perché lei pensa di essere stata la vittima designata?

- Per il momento non ne ho idea - confessò Martini.

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