Bambole di pietra: La leggenda delle Dolomiti by Paolo Martini

Bambole di pietra: La leggenda delle Dolomiti by Paolo Martini

autore:Paolo Martini [Martini, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Nature, General, Ecosystems & Habitats, Mountains
ISBN: 9788854516434
Google: Fe9HDwAAQBAJ
editore: Neri Pozza Editore
pubblicato: 2017-12-18T23:00:00+00:00


E le stelle stanno a guastare

Lettera di Andreas Hofer a papa Giovanni Paolo i, Albino Luciani

Vostra Santità mi perdoni se provo a scriverle: pensavo di incontrarla prima o poi, e di vivere finalmente solo in adorazione davanti all’amatissimo Sacro Cuore di Gesù, ma la faccenda per ora mi pare alquanto complicata. Perciò comincio a rispondere alla sua delicata lettera di quand’era ancora cardinale a Venezia e aveva manifestato la sua ammirazione per come avevo condotto la rivolta popolare contro i miscredenti francesi e i loro servi bavaresi. Prima di tutto, giusto per onor del vero, mi permetto di ricordarle che il mio ultimo gesto non è stato, come ella generosamente scriveva, «benedire come un patriarca i compagni inginocchiati intorno», e non è finita nemmeno quando ho voluto «rifiutare coraggiosamente» di tenere addosso la benda di fronte ai fucili spianati per l’esecuzione. Eh no, Santità, purtroppo il mio ultimo gesto è stato di scherno: mi perdoni il Signore – nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, amen – perché avevo il Crocefisso in mano e stavo cantando le sue lodi. Ho guardato con un certo disprezzo quei poveracci in divisa napoleonica che avevano esitato a spararmi, e li ho persino canzonati dopo che la prima scarica mi aveva solo ferito: mentre il sottufficiale Michel Eiffes veniva pietosamente a finirmi, bofonchiai con quel poco di voce che mi restava, «eh, non sanno nemmeno sparare...»

Queste sono state le mie ultime parole, Pater Ave Gloria nei secoli. Ma non è solo per questo che non mi sono bastate le centinaia di preghiere recitate tante volte anche a fine serata nella mia osteria, i pellegrinaggi, tutte le Sante Messe e gli atti di devozione, soprattutto nel Castello di Innsbruck quando sono stato reggente provvisorio. Santità, oggi provo invano dolore per le colpe di cui ci siamo macchiati, soprattutto per le violenze e i saccheggi perpetrati ai danni dei civili la prima volta che abbiamo preso Innsbruck, verso la metà di aprile del 1809. Mi basta anche solo ricordarle che l’elenco delle nostre vittime borghesi si apre con gli ebrei e gli intellettuali, per dire quale brutto esempio abbiamo costituito, a cent’anni e rotti di distanza, per certi invasati delle nostre parti. E, poi, mi vergogno terribilmente per aver emesso, nel caldo di un 25 agosto, sempre del 1809, quell’ordinanza ridicola contro le donne che esibivano troppo le scollature o che anche solo stavano a braccia scoperte, perché con qualche centimetro in meno di vestito le donne «in conseguenza danno occasione a stimoli peccaminosi». Pensi che ho dovuto persino usare i puntini di sospensione in un documento ufficiale: «Si spera che al fine di tener lontano il castigo di Dio, esse si miglioreranno. In caso contrario dovranno ascrivere a se stesse, se in un modo a loro disaggradevole verranno lordate di...» Ah, come arrossisco ancora per aver fatto infangare con le feci qualche povera ragazza! Pensi, Santità, che oggi quelle scollature a balcone sono la divisa di tutte le cameriere in costume sudtirolese,



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