Bari calling by Pierluigi De Palma;

Bari calling by Pierluigi De Palma;

autore:Pierluigi De Palma; [Palma;, Pierluigi De]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Contromano
ISBN: 9788858141762
editore: edigita
pubblicato: 2020-11-15T00:00:00+00:00


Porto Cesareo, estate 1976

Bob Dylan, ovvero «stu pregamuert», arrivò a casa mia che non avevo ancora dodici anni, un attimo dopo la fine dell’infanzia. Era una sera d’estate, era il momento giusto per voltare pagina e partire alla scoperta del mondo e di quella passione che mi avrebbe cambiato la testa e la vita. Sino a quella sera, la musica aveva avuto un ruolo sostanzialmente marginale nella mia esistenza. Al Professore piacevano la canzone napoletana e la musica classica, alla Signora Maria piaceva Carosone; le mie sorelle avevano comprato Hunky Dory di Bowie ma in realtà ascoltavano, più o meno distrattamente, Battisti e Baglioni. Mio fratello ci stava arrivando ma esitava ai blocchi di partenza con cose pallosissime tipo Emerson Lake and Palmer, Banco del Mutuo Soccorso e addirittura Il Perigeo. Io ero rimasto alla Hit Parade del venerdì mattina, alla radio. Roba oggettivamente straziante: i Santo California, Ramaya, i Daniel Sentacruz Ensemble, quelli di El bimbo che non ricordo neanche come si chiamavano, il Guardiano del Faro. E Baglioni, il mio idolo assoluto della post-infanzia.

C’era poco da fare o da dire: vivevo un momento forse anagraficamente comprensibile ma comunque musicalmente preoccupante e l’estate del 1976 non lasciava presagire grandi trasformazioni. Baglioni si godeva il successo di Sabato pomeriggio e Umberto Tozzi e gli Alunni del Sole erano ancora in studio a registrare Ti amo e ’A canzuncella. Eravamo in un mondo di mezzo: già orfani del passerotto che se n’era andato via ma non ancora conquistati dal «guerriero di carta igienica» che Tozzi ci avrebbe regalato di lì a poco.

In quella terra di nessuno, in quei tre magici mesi sospesi tra la fine della seconda media e la finale del Festivalbar, nella mia fragile playlist si insinuarono gli outsider e trionfò Gianni Bella con la sua Non si può morire dentro.

Fu una svolta, prima di tutto per la mia formazione sentimentale. Da due anni vivevamo a Roma ma io, nella mia testa, non ero mai andato via da Bari. Appena finiva la scuola ci tornavo e ci passavo la prima parte dell’estate, prima dell’inizio delle vacanze ufficiali, quelle con il resto della famiglia. A Bari facevo una vita diversa, di grande scoperta. Potevo uscire da solo, avevo le chiavi di casa di Luisa e Luigi (suo marito), mio nonno mi faceva assaggiare un terribile vino bianco di tredici gradi, avevo orari che potevo non rispettare.

Le giornate poi non finivano mai perché il pomeriggio diventava sera, la sera si faceva notte e noi stavamo sempre lì, al Circolo Tennis Bari, decine di ragazzini che si chiedevano, stupiti e anche un po’ impauriti, perché, a un certo punto, giocare a pallone non era più l’unica cosa importante e divertente della vita. Perché all’improvviso la domanda centrale della nostra esistenza non fu più «In che ruolo giochi?» ma «Chi ti piace?». Giocare bene a pallone era diventato un fatto marginale. Adesso potevamo essere solo o «belli» o «brutti».

Una cosa violenta, quasi crudele.

Scoprii di essere ritenuto «brutto» un pomeriggio, mentre entravo al Circolo



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.