Berto Giuseppe - 1975 - È forse amore by Berto Giuseppe

autore:Berto Giuseppe [Berto Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Google: oWIuAAAAIAAJ
editore: Rusconi
pubblicato: 1975-01-14T23:00:00+00:00

Quella notte i creditori montarono a turno la guardia, per evitare che il vecchio, favorito dalle tenebre, se la svignasse con tutta la Nave, com’era altre volte accaduto. E il mattino dopo, considerato che nemmeno un’intera annata di incassi li avrebbe soddisfatti del loro avere, incuranti delle implorazioni, delle minacce e degli insulti dei tre nomadi, essi divisarono di mettere in vendita all’incanto sulla pubblica piazza di Brassolo, l’intera Nave, compreso il carro, il ciuco e i rettili, esclusi solamente le persone e gli abiti che esse si trovassero presentemente ad indossare.

Un’idea, come ben si vede, oltre che disumana, balorda e inconsulta, e infatti era proprio da matti immaginare che si sarebbero potuti vendere, sulla piazza di Brassolo, un pitone, una cassa di vetro piena di bisce, un ciuco spelacchiato, un mucchio di tavole sconnesse, un carro che si reggeva per miracolo e un’apparecchiatura completa per l’illuminazione elettrica e la diffusione della musica che rimaneva ancora incisa nel consunto disco «Notti algerine». Eppure – un Dio ci dev’essere, anche per i creditori disumani – un compratore si presentò. Uno solo, ma quanto mai risoluto a non lasciarsi scappar l’affare: Nando Tamallio. Condotte le necessarie trattative, discusso convenientemente il prezzo, pagate l’una sopra l’altra le settantadue carte da mille di cui quelli alla fine dovettero accontentarsi, egli si portò a casa carro e ciuco, lasciando il resto piantato nella piazza, così come si trovava. Aveva ottenuto il risultato d’immobilizzare i nomadi nel paese: poi li avrebbe presi per fame.

Salito sull’alta torre del suo Castelletto, Nando Tamallio attese il preordinato svolgersi degli eventi. Verso mezzogiorno venne alla carica il vecchio, il quale propose la restituzione del carro e del ciuco dietro rilascio di cambiali a quattro e sei mesi, proposta che il Tamallio rifiutò senza neanche discuterla. Poi, a metà del pomeriggio fu la volta della vecchia che rimestava serpentelli, ma essendo essa beduina autentica, il Tamallio non capiva una parola di quanto diceva in tono lamentoso, e dovette farle dare il pane vecchio che teneva in casa per togliersela dai piedi. Infine verso sera, si presentò la bella Fatima.

Vestita con un abito di cotonina sudicia, essa non possedeva certo il fascino esotico di quando stava sulla pedana coi veli e un pitone al collo, ma restava pur sempre una ragazza tale da far gola a parecchi. Con lei, poiché parlava un dialetto calabrese della costa jonica, l’intesa fu difficile, ma non impossibile. Nando Tamallio le offrì, a discrete condizioni, un posto di aiuto domestica, per dare una mano alla sua vecchia serva Rosa, la quale da un po’ di tempo soffriva di reumatismi, e la ragazza senza starci troppo a pensare accettò. Il Tamallio, che in verità, per quanto consapevole delle proprie maschili attrattive, non si aspettava una tanto rapida capitolazione, dovette rimandarla con cinquecento lire di anticipo: infatti, prima di assumerla regolarmente, doveva sistemare alcune cosette.

Queste alcune cosette si riducevano, in sostanza, ad un’operazione sola, per quanto delicata: scaricare la signora Melinda che, come ben sappiamo, era sua moglie. Non

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