Bertola Stefania - 2009 - La soavissima discordia dell'amore: romanzo by Bertola Stefania

autore:Bertola Stefania [Bertola Stefania]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Romance, Contemporary
ISBN: 9788862560559
Google: K8MqAQAAIAAJ
editore: Salani
pubblicato: 2009-12-14T23:00:00+00:00

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Capitolo Tredici.

COSÌ GLI ISTANTI NOSTRI SI AFFRETTANO A LOR FINE.

«Non ci siamo. Non ci siamo proprio. Non vedo le mie iniziali sullo sportello».

Rosaria Scimeca sventolava un disegno raffigurante la cassaforte uso pozzo piantata nel prato, uno dei molti che Agnese le aveva presentato. Li stavano esaminando in un salottino tappezzato di autentica carta William Morris, una mirabile stanza esagonale che ospitava anche la collezione di Boules de Neige della defunta Virginia Orizzonte, nonna di Tancredi.

«Non le vedi perché non ci sono» spiegò Agnese con grande calma. «Non si è mai parlato di mettere le tue iniziali sullo sportello».

«Allora tu non vuoi capire. Le mie iniziali ci devono stare dappertutto, unitamente a quelle di Tancredi. Qui non stiamo a fare decorazione, cosa, come ti chiami, Agnese. Qui stiamo a celebrare una dinastia di potere, e cioè Tancredi e la sottoscritta.

Perciò voglio delle T intrecciate a delle R grandi come pompe di benzina, e le voglio dappertutto. Se no perché ti pago?»

Agnese senza ribattere le prese di mano il disegno e lo appoggiò sul tavolo.

«Okay, perfetto. E dove le vuoi, le iniziali?»

«Che ne so io, è lavoro tuo, mettile dove ti pare, basta che si vedono, e datti una mossa che la settimana prossima siamo a Ginevra e voglio chiudere questa faccenda prima di partire. Oh!

Pronto?» rispose al cellulare allontanandosi, e sentendole dire parole quali 'inside trading' e 'future' Agnese dedusse che per una quarantina di minuti non l'avrebbe rivista.

Tancredi la seguì con lo sguardo, sorridente. Si era completamente disinteressato dell'esame dei disegni, e si era invece impegnato a scuotere una dopo l'altra una trentina di palle, facendole nevicare con abbondanza, e commentando «Bella questa!»

per tutte e trenta le volte.

«Quanta energia, eh?» disse, agitando una veduta di Gaborone sotto la neve. «Che forza positiva, che vibrazioni! Sapessi quanta linfa vitale traggo da lei, Agnese!»

«Ah ah. Ti vedo, che sei bello energetico. Sembri un gambo di sedano dopo una settimana che sta in frigo».

«Che c'entra, quello è il mio rovello interiore». Di colpo, l'espressione estatica di Tancredi si trasformò in una di grande tormento.

Posò la palla, e strinse con forza il bordo del tavolo, come tante tante volte aveva fatto nei panni del dottor Martinelli, sordomuto ma molto emotivo.

«Agnese, devo confessarti una cosa... oggi mi hanno ritelefonato».

«Chi?»

«Quelli di Brutte Storie. Mi vogliono assolutamente per quella parte. Hanno insistito. E io...»

«Hai accettato?»

«No, e come faccio? Però ho preso tempo. Ho detto che ci pensavo. E prima ho provato a riparlarne con la mia Rosi. Ma lei...» Tancredi si accasciò da capo a piedi. «Ma lei ha detto no.

E ha ragione, ragionissima: io devo fare questo spettacolo, io devo ripartire dal sudore del palcoscenico e dalla forza espressiva di un teatro che spacca, anche se lo spettacolo mi fa vnrilvm».

«Eh?»

«Venire il vomito» sussurrò Tancredi guardandosi intorno per essere certo che Rosi non fosse nei paraggi.

«E vomita. Scommetto che Rotella lo troverà un interessante contributo alla fisicità della messa in scena».

«Ahimè, amica mia, tu scherzi, ma il mio cuore soffre. Stasera mi richiameranno, e a questo punto il mio no dovrà essere detto».

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