Blues, Jazz, Rock, Pop by Gino Castaldo & Ernesto Assante

Blues, Jazz, Rock, Pop by Gino Castaldo & Ernesto Assante

autore:Gino Castaldo & Ernesto Assante [Castaldo, Gino & Assante, Ernesto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Arte, Generica
ISBN: 9788858414620
Google: hqIGBAAAQBAJ
editore: Einaudi
pubblicato: 2014-06-30T22:00:00+00:00


69. L’era di Nixon. Arrivano gli anni Settanta

L’affievolirsi della spinta dei movimenti di protesta e della politica fondata sui grandi ideali dell’antibellicismo e dell’uguaglianza razziale, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta comportò, come si è visto, notevoli rivolgimenti anche all’interno della comunità artistica americana. La cultura psichedelica, che andava predicando il raggiungimento di stati di coscienza attraverso l’uso delle droghe e la vita comunitaria come modello di rifondazione sociale, dovette presto confrontarsi con la realtà dei fatti. E questi fatti raccontavano l’agonia di una guerra già persa e della mancata saldatura della Nuova Sinistra con le fasce della popolazione al cui fianco avrebbe dovuto marciare: i neri politicizzati, che sembravano seguire con maggiore ardore le suggestioni del Potere Nero; e la classe dei colletti blu, il cui destino economico sembrava dover subire piú di ogni altro il tracollo dovuto alla recessione economica del 1968. Nell’anno dell’elezione del presidente repubblicano Richard Nixon, a riprendere il sopravvento è l’America della maggioranza silenziosa, quella della provincia profonda, della classe lavoratrice media, la piccola e piccolissima borghesia imprenditoriale, categorie che, pur rappresentando nei numeri la maggioranza degli americani, erano rimaste (o si erano volontariamente) escluse dalla rinascita culturale del Paese. Se negli anni tra il 1964 e il 1967 il dibattito politico aveva allargato i propri confini, se le arti intellettuali e il progresso scientifico avevano registrato la massima espansione, subito dopo si erano percepite forti tendenze implosive: la conservazione (istinto per certi versi comprensibile di una Nazione fortemente colpita nella percezione della propria superiorità), la tendenza a un atteggiamento «centrista», il ritorno a politiche provinciali e corporative. Tre grandi ossessioni iniziano poi a permeare il quotidiano: l’incubo tecnologico, il conseguente pericolo per la qualità della vita, la paura della guerra atomica dopo l’insuccesso del trattato Salt II sul finire del 1974. Ecco dunque il contesto in cui si sviluppa parte consistente della cultura pop americana nella prima metà dei Settanta: la provincia profonda della piccola borghesia, degli hard hats (la classe operaia della metallurgia e dell’industria automobilistica fordista a bassissima sindacalizzazione), ma anche la periferia metropolitana che si allontana progressivamente dal centro cittadino. Gli atteggiamenti politici, orientati alla conservazione, conducono a un cinismo e una disillusione esasperati nei confronti delle sorti del Paese e delle capacità di ripresa economica, cosí come nei confronti delle battaglie civili.

Con Woodstock e la fine degli anni Sessanta si chiudeva «l’età dell’oro» della storia del rock. Quella che fino ad allora era stata una straordinaria fusione di tecnologie, creatività, sogni e speranze, rivoluzioni di costume e nuova comunicazione, che si era mossa, per quanto possibile, attraverso canali indipendenti anche quando era stata gestita dalla grande industria, si apprestava a diventare qualcosa di diverso. Gli anni Settanta si aprirono con la crisi del movement americano, con il definitivo seppellimento degli ideali degli hippies e degli yippies, ma soprattutto con l’intervento in forza della grande industria discografica che aveva l’obiettivo di gestire e «capitalizzare» il rock. Abbiamo già sottolineato quale sia stata e quale tuttora sia l’importanza delle etichette indipendenti, delle piccole case discografiche, nello sviluppo della storia del rock.



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