Body Art by Don Delillo

Body Art by Don Delillo

autore:Don Delillo [DeLillo, Don]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858402757
editore: Einaudi
pubblicato: 2012-06-11T22:00:00+00:00


Capitolo quinto

Era un’altra mattinata pigra, di silenzio e di nebbia, e il telefono stava squillando. Lei era ritta nella stanza da ginnastica, nuda, piegata a sinistra, a occhi chiusi, e controllava l’ora sul polso.

Oppure sedeva a gambe incrociate, schiena dritta, e respirava forsennatamente. Soffiava fuori l’aria dalle narici, emetteva suoni gutturali ed echeggianti, mentre visualizzava il proprio corpo alzarsi e roteare, una rotazione a ogni respiro.

Oppure girava per la stanza a quattro zampe, ginocchia divaricate, sedere per aria, allungandosi come una gatta, muovendo ritmicamente le spalle.

Si alzava in piedi e dondolava lenta, controllando l’ora di continuo, metà corpo ruotava insieme all’arco del braccio sinistro, il braccio dell’orologio, oppure il corpo intero si sollevava usando il braccio come leva mentre la testa si spostava meccanicamente in cerchio come la lancetta dei secondi sull’orologio che non c’era, la bocca aperta e gli occhi serrati.

Sentì un aereo attraversare il cielo poi la luce si accese e si spense, la luce del sole, i raggi del sole, un evento che registrò attraverso le palpebre chiuse. Capì che la nebbia si era finalmente alzata.

Quando era troppo freddo e umido per stare sulla veranda, andavano nella stanza rivestita di legno a parlare, e lei prendeva appunti e registrava. Certe mattine lui parlava appena ma altre volte si scioglieva e sedevano vicino al fuoco che lei aveva acceso nel camino e la casa intorno a loro era immersa in un silenzio di tomba.

- Essere qui mi è capitato. Sono con il momento, lascerò il momento. Sedia, tavolo, parete, corridoio, tutto per il momento, al momento. Mi è capitato. Qui e vicino. Dal momento che me ne sarò andato, me ne andrò, me ne vado. Lascerò il momento dal momento.

Lei non sapeva come definire quel discorso. Lo chiamava cantilena. Lui continuò per un po’. La voce andava e veniva ed era un canto, una cantilena. Lei pendeva dalle sue labbra. Stava dimostrando di non essere impenetrabile all’ispirazione. Sentì il proprio corpo assecondare quella voce, abbandonare il lavorio della mente e scivolare in qualcosa di quasi incontrollabile. Pendeva dalla sua voce, e rise. Voleva cantilenare con lui, entrare e uscire dal tempo, o dalle parole, o dalle cose, qualunque cosa stesse facendo, ma invece si limitò a ridere.

- Andando e venendo me ne andrò. Andrò e verrò. Andarmene mi è capitato. Noi tutti andiamo andremo saremo andati. Perché io sono qui e dove. Me ne andrò oppure no oppure mai. E ho visto quello che vedrò. Se sono dove sarò. Perché niente si frappone fra me.

Lei rideva ma lui no. La cantilena usciva dalla sua bocca senza sosta e non era parlata schizofrenica o urlo di corpi tremanti colpiti da Dio. Lui era pallido e immobile. Lei lo osservava. Era pura e semplice cantilena, oppure le stava dicendo qualcosa? Sentiva un’esaltazione che le rendeva difficile ascoltare attentamente. Le stava dicendo cosa si provava a essere lui, ad abitare il suo corpo e la sua mente? Cercava di capire, ma non ci riusciva. Le parole correvano, gradevoli e vuote, e lei voleva farlo ridere, voleva che ridesse con lei, voleva che la seguisse fuori da se stessa.



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