brace che cova Scintilla 2 by Miss Black

brace che cova Scintilla 2 by Miss Black

autore:Miss Black [black, miss]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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Più tardi, quando mi fui ripresa, lavata e

rivestita,

Sabrage

mi

disse

che

uscivamo. Mi piaceva andare in giro con

lui, anche se di solito finivo a dover fare

qualcosa di sgradevole.

«Non stavolta, mi dispiace» disse lui,

con un mezzo sorriso.

Seguimmo uno strano percorso. Da

Elision Street, dov’era il nostro palazzo,

arrivammo a una Giunzione, per poi

passare nella Londra dei gentili e

rientrare in un altro punto. Mi guardai

attorno. Era una zona di campagna,

attraversata da una strada acciottolata.

La seguimmo per un po’.

«È una Riserva?» chiesi.

Sabrage

annuì.

«La

Riserva

Ailurophile».

Proseguimmo fino a trovarci fuori dal

muro di un piccolo cimitero, sulla

sommità del quale dormicchiavano

decine di gatti.

«Oh, che belli!» feci io, cercando di

accarezzarne uno. Quello si scansò, un

po’ scocciato.

Sabrage mi precedette dentro al cimitero

e mi chiesi dove mi volesse portare. A

visitare la tomba di qualcuno? Per

qualche motivo non mi sembrava il tipo

da prestare troppa attenzione ai morti.

«No, infatti» sorrise lui.

Mi condusse fino a una grande cappella

di famiglia in stile neoclassico, che

secondo la targa apparteneva a dei certi

Moiety. Appoggiò la mano sul portone e

quello si aprì. Entrammo. L’interno era

rischiarato dalla luce che filtrava dalle

vetrate. Seguimmo una delle navate, fino

ad arrivare a un’altra porta. Sabrage

aprì anche questa e vidi una scala che

scendeva.

«Knismesis?» feci, un po’ perplessa.

Lui mi rivolse un mezzo sorriso,

iniziando

a

scendere.

«Voglio

ammazzarti,

ovviamente.

Prima

ti

ammazzerò e poi dissacrerò il tuo

cadavere».

Sbuffai, seguendolo giù per le scale.

Sabrage aprì una terza porta e mi fece

segno di entrare. La luce si accese e mi

resi conto che eravamo in una tavernetta,

come quelle in cui si organizzano cene

conviviali tra amici. Tutto era coperto

da uno strato di polvere.

«Dove siamo?» chiesi.

«Seguimi» fu l’unica risposta che

ottenni.

Andò verso una porta finestra e l’aprì.

Dava su un giardino, come se quello

fosse il retro di una casa. Non aveva

senso. Attraversammo

il

giardino,

superammo un cancelletto e prendemmo

un sentiero. Era... strano, quel posto. A

un certo punto avvistammo dei cottage, e

fu ancora più strano. Il vento soffiava da

tutte le direzioni, un refolo sottile,

eppure

sempre

presente,

e

tutto

sembrava abbandonato.

«Siamo in un sovramondo» disse

Sabrage.

In realtà sembrava un angolo di

campagna i cui abitanti fossero andati

via. «Un sovramondo» ripetei.

Non ero mai stata in un sovramondo.

Fino a poco tempo prima pensavo che

fossero

una

specie

di

leggenda

metropolitana.

Sabrage mi passò un braccio sopra alle

spalle e ci incamminammo lungo l’unica

strada, tra i cui ciottoli spuntavano le

erbacce. «È stato costruito dal gruppo

che ha catturato Valedictorian. Avevano

la loro sede operativa, qua».

«Pensavo che l’avessero preso quelli

della polizia politica» dissi. Quello che

non dissi fu che, comunque, sotto al suo

braccio stavo molto bene.

Sabrage mi accarezzò una guancia,

segno che aveva sentito, ma non rispose

al mio pensiero. «No, non la polizia

politica. Non hanno mai avuto la fantasia

necessaria per ritracciarlo... né la reale

intenzione, in effetti. Valedictorian

rappresentava... una lieve increspatura

nell’ortodossia, dal loro punto di vista.

Non erano più i tempi della Frattura.

Fosse stato per loro, l’avrebbero

ignorato. No, questo gruppo era formato

da studiosi. Una congrega. Bah, non ha

importanza. Questo posto è vuoto ed è

sicuro, molto più sicuro di qualsiasi

sovramondo possa creare io. Se ne

sono... dimenticati, no?». Mi rivolse uno

sguardo divertito. «Sono preziosi, i

posti di cui nessuno si ricorda».

«Perché siamo venuti qua?» chiesi.

Sabrage mi indicò un muretto. Ci

sedemmo. Quell’angolo di campagna

faceva un’impressione sempre più strana

man mano che il tempo passava.

«Amaranth Couth. Ti ho parlato di lui. Il

capo della polizia politica. Non credo

che lo vedrai, ma se dovesse succedere

stai all’erta. Immagino che avrai a che

fare con i suoi tirapiedi: Carnadine e

Zafting».



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