Brittain Vera - 1993 - Generazione perduta: Testament of youth by Brittain Vera

Brittain Vera - 1993 - Generazione perduta: Testament of youth by Brittain Vera

autore:Brittain Vera [Brittain Vera]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Biographies & Memoirs, Historical, Leaders & Notable People, Military, History, Foreign Languages, Italian, Biographies; Diaries & True Accounts, World War I, Non fiction
Amazon: B011J3Q8DE
editore: Giunti
pubblicato: 1999-12-31T23:00:00+00:00


9

Alla fine di marzo i pomeriggi assolati erano diventati caldi e sonnolenti quanto nel luglio inglese. A Gargur, in una valle profonda dove l'erba più verde di Malta era cosparsa di grigi sassi di età incalcolabile, sotto gli alberi vecchi e tarchiati spuntavano anemoni scarlatti e una dozzina di varietà di veccia. La gola doveva essere stata un antico corso d'acqua, perché nelle umide crepe delle rocce cresceva il capelvenere. Gli asfodeli e le ossalidi adesso non c'erano più, ma pesanti masse di trifoglio magenta, quattro volte la grandezza della varietà inglese, ricoprivano il terreno e i gladioli color malva e rosa tenevano le loro corolle spinose erette nell'aria calda e profumata.

Ora che Edward, cui era stato ordinato di fare dei corsi successivi da ufficiale, sarebbe stato al sicuro in Inghilterra per qualche altro mese, avrei potuto abituarmi a una confortevole pace, donata dal clima calmo e sonnolento e da fiori sereni e deliziosi, se le lettere dalla Francia non avessero continuato ad allarmarmi, ancora una volta, per una calamità imminente. Geoffrey scrisse malinconico che la partenza era lontana e che il corso per cui aveva sperato di essere mandato alla base era stato cancellato, mentre Victor deplorava la mancanza di una filosofia religiosa a consolarlo, e con rammarico si descriveva come un “orribile ateo”. Confessò che desiderava soltanto «non essere», perché nel nuovo esercito i soldati erano già soldati, non lo erano diventati dopo essere nati, e in previsione di un'imminente sciagura, un uomo aveva bisogno di qualcosa di più che ricorrere a ideali che si era fabbricato da solo.

Verso la fine del mese fui messa al turno di notte nel reparto oculistico (che includeva anche i pazienti affetti da malaria), dove avevo cominciato il lavoro al St. George. Ero l'unica responsabile, tranne che per le visite occasionali del sovrintendente notturno e la “cooperazione” di un inserviente, che dormiva profondamente per circa dieci delle dodici ore del turno. Mi spiegò la sua teoria sul turno di notte la prima sera che cominciai.

«Quello che dico sempre io, infermiera, è che quando un uomo ti chiede da bere nel mezzo della notte e tu glielo dai, allora lo svegli. Se non ci fai caso, allora vedrai che torna subito a dormire.»

Durante la mia prima settimana fui soggetta a una nuova serie di notti tempestose, e dovetti camminare continuamente su e giù per la veranda perché la voce di qualsiasi paziente che mi chiamava era soffocata dal rumore del mare che si infrangeva sulle rocce.

«Non c'è luna e non ci sono stelle, è buio pesto» raccontai a mia madre il 19 marzo. «Ogni tanto ci sono raffiche di pioggia, rombi di tuono distanti e frequenti guizzi di fulmini... Ti ricordi quanto avevo paura dei tuoni quando ero piccola? Adesso mi sento quasi come una “Signora con la lanterna”70 che marcia con i tuoni che rombano e i fulmini - fulmini come non se ne vedono in Inghilterra - che lampeggiano intorno a noi per andare a vedere se gli altri hanno paura.»

Dopo



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