Brizzi Giovanni - 2016 - Guerre puniche by Brizzi Giovanni

Brizzi Giovanni - 2016 - Guerre puniche by Brizzi Giovanni

autore:Brizzi Giovanni [Brizzi Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, General
ISBN: 9788861269484
Google: JsBgDAAAQBAJ
editore: Corriere della Sera
pubblicato: 2016-06-12T21:00:00+00:00


Estesa, popolosa, fertilissima, ricca di miniere soprattutto d’argento, la Sardegna era forse il più prezioso dominio oltremare di Cartagine; e costituiva da sempre il cardine stesso delle sue rotte nel Mediterraneo occidentale.

L’isola era stata sostanzialmente interdetta a Roma fino dal trattato del 348 a.C.; sicché la reazione del governo punico appare del tutto naturale. Terra di antica, vasta ed intensa frequentazione fenicia, la Sardegna aveva conosciuto assai presto un primo processo di colonizzazione. A Sulci e Tharros, sorte nell’VIII secolo a.C., erano seguite nel VII Cagliari, Nora, Bithia; e l’occupazione, estesa poi alle coste settentrionali, dove era nato il centro di Olbia, si era infine spinta verso l’interno.

Oltre che con la costante presenza militare, Cartagine aveva cercato di garantirsi il controllo dell’isola promuovendo un processo di simbiosi per quanto possibile accetto alle diverse comunità che l’abitavano. Il risultato, tuttavia, non era stato il medesimo ovunque; sicché, anche nel momento di scegliere pro o contro tra lei e Roma, non tutte le componenti le rimasero fedeli. Mentre gli indigeni (o almeno le popolazioni dell’interno), già ostili ai mercenarî ribelli, si schierarono sempre, anche in seguito, con Cartagine, ben diverso fu l’atteggiamento dei centri costieri, di remota origine fenicia.

Sembra assai poco plausibile l’ipotesi, proposta da qualcuno (lo storico Gaetano De Sanctis), secondo cui gli abitanti di questi centri sarebbero rimasti vittime di un sanguinoso vespro esteso a tutta l’isola, sterminati dalle truppe ribelli. Né questa notizia, né l’altra, riferita da Polibio, secondo cui gli ammutinati furono costretti dalla minaccia dei Sardi a rifugiarsi addirittura in Italia, sono verosimili; tanto più che appaiono apertamente smentite dal riscontro con le fonti archeologiche, in cui nulla induce a ritenere che la vita nei principali centri della Sardegna sia stata turbata da questi eventi. Quanto all’azione dei ribelli, quando afferma che essi massacrarono «tutti i Cartaginesi nell’isola», Polibio impiega evidentemente il termine «Cartaginesi» nel suo senso più restrittivo e insieme più corretto, riferendolo ai soli cittadini della metropoli africana presenti in loco (rappresentanti del governo centrale, come Bostare; alti ufficiali, come Annone; ma anche gabellieri, mercanti, eccetera) e alle loro famiglie, senza comprendervi i Fenici dell’isola che, in effetti, stricto sensu non erano affatto Cartaginesi.

Tutto porta anzi a concludere che costoro siano non solo rimasti relativamente indenni durante la guerra dei mercenarî; ma abbiano addirittura fatto per lo più causa comune, prima con gli insorti (e, a questo proposito, pare senz’altro significativo il parallelo con le africane Utica e Hippo Diarrhytus, passate anch’esse ai ribelli); poi con gli stessi Romani. Non è forse un caso che, nel 238, l’isola sia stata, secondo Zonara, occupata dalle legioni «senza combattere».

Quello che, nella fase iniziale della conquista, fu possibile con le città della costa non lo fu, viceversa, quasi mai con le regioni dell’interno. Tra V e III secolo a.C., durante il secondo momento coloniale, la Sardegna si era progressivamente aperta al flusso delle genti provenienti dal Nord Africa e dirette verso le regioni non toccate dalla precedente colonizzazione. Questa fase, più propriamente punica, aveva coinvolto, in apparenza, le stesse élite nuragiche; ma aveva finito per emarginare alquanto i nuclei fenici originari.



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