Butler Nickolas - 2014 - Shotgun Lovesongs by Butler Nickolas

Butler Nickolas - 2014 - Shotgun Lovesongs by Butler Nickolas

autore:Butler Nickolas [Butler Nickolas]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, General, Music
ISBN: 9788831738286
Google: -5zwDQAAQBAJ
editore: Marsilio Editori spa
pubblicato: 2014-09-15T22:00:00+00:00


H

Mio padre non aveva amici. Non giocava in squadre di softball e non era membro di associazioni civiche. Stringeva le mani agli altri papà a messa, e ancora oggi sono in grado di ricordare le sue camicie a maniche corte d’estate e i suoi vestiti di lana blu d’inverno. Riesco a vederlo mentre reggeva un libro di inni in modo che potessimo leggerlo entrambi, col dito che seguiva note musicali che nessuno dei due sapeva interpretare. Della musica capivamo solo le ascese e le cadute; il suo baritono e il mio soprano si fondevano in monotòni sobri e consapevoli. Riesco a sentire la sua acqua di colonia e la sua mano dietro al collo. Ho memoria di tutte queste cose. Ma non ricordo che avesse amici.

Anche lui faceva l’agricoltore; all’epoca lui e mia madre disponevano di circa cinquanta mucche Guernsey e Jersey, una mandria piuttosto consistente per quei tempi. Negli anni ho più che raddoppiato quella mandria e adesso è tutto ciò che ho per restare a galla, anche se Beth dà una mano. So che mio padre ha lavorato più duramente di chiunque ricordi, e ho memoria anche di questo, di lui nel mungitoio con le mani sepolte sotto le mammelle di una mucca, questo prima che arrivassero tutti i macchinari nuovi che ho adesso, anche se papà aveva iniziato a installarne un paio già durante la mia adolescenza. Ricordo i suoi avambracci pelosi che nelle tarde mattinate potevano ricoprirsi di olio di motore e di grasso mentre cercava di riparare un vecchio trattore. E le mattine in cui stava in cucina a sorseggiare caffè e consumare un piatto di uova strapazzate. A pranzo: in piedi davanti al lavandino a mangiare panini col salame, cipolla e mostarda mentre sorvegliava i campi o il granaio o la mandria che oziava nel pascolo. A volte aveva uno sguardo che poteva essere scambiato per pura soddisfazione ma altrettanto facilmente per lo shock di chi ha visto un fantasma e inizia a pensare di essere perseguitato.

La sera cenavamo presto, mia madre ci faceva recitare la stessa preghiera prima di mangiare e dopo portavo i piatti nel lavandino mentre papà si sistemava nella sua poltrona preferita per guardare il notiziario. Scuoteva sempre la testa. «Non so manco perché lo guardo» diceva tristemente.

È morto tre anni fa. Sono felice che abbia conosciuto i bambini, che abbia avuto tempo di giocare con loro, di tenerli in braccio all’ospedale quando sono nati. So che era orgoglioso di loro, di me, di Beth. Penso di poter affermare che fosse persino felice di venire a casa nostra con mamma a dare un’occhiata ai miei attrezzi o di sentirmi parlare dei progressi del raccolto o dell’aumento della produzione del latte mentre annuiva.

Ma non aveva amici. Il telefono non squillava mai per lui. E non credo neanche lo volesse. Non credo si sentisse solo. Quando penso a mio padre, quel che mi colpisce è quanto fosse devoto alla fattoria, a mia madre, a noi bambini. Eravamo noi la sua vita; eravamo noi i suoi amici.



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