Ghilardi Marcello - 2019 - La radice del sole: Dieci parole per conoscere meglio il Giappone e noi stessi by Ghilardi Marcello

Ghilardi Marcello - 2019 - La radice del sole: Dieci parole per conoscere meglio il Giappone e noi stessi by Ghilardi Marcello

autore:Ghilardi Marcello [Ghilardi Marcello]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, Archeologia/Antropologia, Aesthetics, Cultural & Social, Anthropology, Philosophy, Popular Culture
ISBN: 9788830454088
Google: X2mbDwAAQBAJ
editore: Longanesi
pubblicato: 2019-06-19T22:00:00+00:00


3. Questa condizione post-umana che riguarda il soggetto e il suo rapporto con l’Altro non ha luogo soltanto nella dimensione invisibile e intangibile dell’immaginario o del desiderio, ma si innesta anche nella dimensione corporea. L’esperienza del corpo che si riscontra nei protagonisti della cultura otaku, nelle generazioni immerse nella dimensione «liquida» delle relazioni, si costituisce con molte incertezze. Il corpo e l’identità del soggetto finiscono per cadere nell’illusione di un’autoidentificazione in cui l’Altro viene schivato, per eliminarne l’impatto spesso ingombrante. Si ripresenta così la struttura inquietante messa in luce dal termine otaku, che indica il senso di estraneità, di non coinvolgimento nei riguardi dell’altra persona. La corporeità otaku in questa società liquida diviene l’emblema della difficoltà di accettarsi come qualcosa di non del tutto coincidente con sé. Il proprio corpo, invece di essere sentito e sperimentato come luogo di una singolarità che si scopre differenziale, inconclusa, non finita in virtù delle sue relazioni con altri corpi, con altre soggettività, viene sottoposto e subissato da un eccesso di segni – forse troppi e troppo complessi per poter essere facilmente interpretati e vissuti, o in ogni caso apparentemente tali, a causa della mancanza degli strumenti minimi per poterli decodificare. L’esercizio di elaborazione del senso si riduce quindi all’archiviazione di elementi catalogati, alla giustapposizione di indici, come se fossero merci sugli scaffali di un ipermercato. Ma la scelta delle merci – questa è la «trappola» dell’immaginario contemporaneo – non è mai liberamente attuata dal soggetto, bensì indotta da meccanismi che restano anonimi e irrappresentabili. Ma senza limite, senza Legge, non ci può essere desiderio alcuno. Senza vuoto non ci può essere esperienza di una verità che eccede sempre il sapere che se ne può avere; non si può accedere mai al reale dell’esperienza corporea, non si riesce a coglierlo pur nel suo continuo sfuggimento, o meglio proprio in quanto quel reale fugge – è tale perché non si può fermare, non si può fissare con lo sguardo. La quantità di giapponesi – soprattutto anziani: in questo caso non si tratta solo delle giovani generazioni – che trascorrono ore in una sorta di isolamento autoimposto nel frastuono assordante delle sale da pachinko è indice di un tempo che non si sa come riempire, ma forse anche di un’esperienza della corporeità che non si sa bene come gestire, di cui non si sa che cosa fare.

L’accumulo di dati, il movimento di superficie che evita ogni approfondimento è forse uno dei possibili tentativi di evitare il confronto con una vita esposta alla contingenza, all’incertezza. Quanti più dati si accumulano, anche se si tratta di dati riferiti a eventi minimi o a personaggi inesistenti, tanto più pare aumentare una forma di controllo sulla realtà. Vi è probabilmente una crisi generalizzata del valore simbolico delle narrazioni e delle tradizionali risposte – filosofiche, religiose, politiche – alle difficoltà di gestire la propria vita nel complesso universo dei segni e delle esperienze a cui dobbiamo far fronte nel mondo globalizzato. Dobbiamo domandarci se nelle immagini che compaiono in televisione, al



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