Ovunque io sia by Riccardo Bertoldi

Ovunque io sia by Riccardo Bertoldi

autore:Riccardo Bertoldi [Bertoldi, Riccardo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-09-19T12:00:00+00:00


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Dire addio vuol dire lasciare in quella persona una parte di te

Tommaso

Settembre 1996

La mia estate è iniziata con Finalmente tu di Fiorello ed è finita con Dehumanizer dei Black Sabbath.

È iniziata con un CD lasciato su un banco che non ha ricevuto risposta ed è finita con un CD che mi ha lasciato tutte le risposte di cui avevo bisogno.

Quel CD è diventato la colonna sonora dell’estate della mia maturità.

Il giorno in cui siamo ripartiti da Alghero, Paolo si è messo alla guida, Fede e Checco si sono addormentati, ancora provati dalla sera prima, io invece mi sono infilato le cuffie nelle orecchie, ho appoggiato la testa al finestrino e sono rimasto tutto il tempo con lo sguardo puntato fuori.

Quando siamo saliti sul traghetto per Livorno e ho guardato la costa allontanarsi avrei voluto tuffarmi e tornare indietro.

Invece non l’ho fatto, ho chiesto alle onde di portarmi lontano, e sono tornato alla mia vita, a Nosellari, dove tutte quelle montagne non facevano altro che ricordarmi quanto il mare fosse ormai così irraggiungibile.

Ho trascorso il resto dell’estate senza sentire più niente: il sole di agosto, la pioggia di inizio settembre, il profumo del caffè, i fili d’erba dei prati senza fine di Nosellari sulle caviglie, il vento fra le foglie degli alberi, il desiderio che durasse per sempre.

Ci sono stati giorni interi trascorsi con il cellulare in mano, in attesa di uno squillo, una chiamata, un messaggio.

Qualsiasi cosa pur di convincermi che anche una parte di Rebecca, nonostante tutto, fosse rimasta incastrata in quel campeggio.

Ci sono stati giorni in cui ho consumato il lettore CD a forza di usarlo a ripetizione, altri in cui lo chiudevo a chiave in un cassetto e mi promettevo di non tirarlo fuori mai più.

Ci sono stati anche giorni in cui avrei voluto farla io, quella prima mossa. Sarebbe bastato poco.

Un SMS.

Una chiamata con l’anonimo anche solo per sentirla rispondere: “Pronto?”.

Uno squillo per dirle: “Ti penso”.

Ma non l’ho mai fatto.

Con quella lettera, Rebecca aveva già scelto.

E aveva scelto una vita senza di me.

Non ho creduto fosse giusto annullare la distanza che lei aveva messo tra di noi.

Ma la verità, quella cruda e dolorosa che non ho mai detto a nessuno, è che ero arrabbiato. Come non mai.

Quel fiume di parole e quel CD lasciato sulle scalette del camper mi sembravano solo un’enorme scusa.

Un “non mi piaci abbastanza” mascherato da gesto romantico.

Perché probabilmente Rebecca lo sapeva fin dall’inizio.

Lo sapeva quando ci siamo baciati per la prima volta e quando abbiamo fatto l’amore per l’ultima.

Mi ha guardato negli occhi dicendomi: «A domani», sapendo che invece non l’avrei più trovata.

Mi ha mentito. Mi ha mentito anche lei.

Lei che pensavo coraggiosa.

Lei che vedevo diversa.

Lei che credevo non potesse confondersi con tutte le altre.

All’inizio di settembre Rebecca continuava a non farsi viva.

E così alla fine ho perfino smesso di aspettarla.

È il primo giorno d’autunno.

Sono andato a mangiare la pizza a Trento con Fede, Paolo e Checco, e ora siamo a farci una birra in un locale dove si può bere e ballare insieme, e qui incontro di nuovo gli occhi di Laura.



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