Griffith Nicola by Ammonite

Griffith Nicola by Ammonite

autore:Ammonite
Format: mobi
pubblicato: 2010-05-07T11:41:32+00:00


Marghe e Thenike parlarono ogni giorno. Marghe imparò a cono­scere la nube di linn, la nube multistrato che portava una pioggia molto pesante; il cielo di n'gus, del lamacorno... grandioso e lento come le bestie della foresta; il cielo di pilwe, bianche nubi ondeggianti e soffici che potevano nascondere il sole per una luna intera.

Lei non sapeva cosa stesse apprendendo Thenike, ma Marghe le rac­contò del suo arrivo su Jeep, dell'accordo di trata con Cassil a Valle Holme, di come Holle e Shill le avevano affidato Pella e di come le avevano dato il coltello che l'aveva aiutata a rimanere viva. Passò un pomeriggio intero a parlarle di Aoife.

«Lei ha fabbricato questo per me,» disse mostrando a Thenike il palo, «ma mi ha colpito più di una volta. Qualche volta mi ha trattata come se non fossi umana, ma qualche volta... Thenike, io so che le stavo a cuore! Qualche volta penso che abbia fatto di più per me, che per qual­siasi altra donna da molto, molto tempo. Ma lei non mi lasciava andare. C'è stata una volta nella quale ho creduto che potesse lasciarmi... ho tentato di chiederglielo apertamente. Ma era come se in lei ci fossero due persone. La tribù, la tribù, nient'altro che la tribù. Era tutto ciò che conosceva, lo non le stavo affatto a cuore, di fronte a essa. Io apparte­nevo alla tribù, io ero una subumana, anche se tutto nel suo cuore le di­ceva altrimenti. Come possono le persone fare tutto ciò?»

«Forse faceva quello che poteva per aiutarti.»

«Lei era la mia carceriera.»

«Ti ha insegnato a sopravvivere.»

«In modo di essere un membro buono e produttivo della tribù!»

«Senza dubbio.»

Marghe si scosse impazientemente, fremendo mentre le sue mani in via di guarigione colpivano l'orlo della sua branda.

«Lei mi teneva come un animale in gabbia. Fino al punto nel quale neppure io sapevo più chi fossi. Thenike, c'erano giorni a Tehuantepec durante i quali desideravo che Uaithne mi uccidesse, solo perché tutto finisse. No, questo non è vero. Non mi importava abbastanza di qual­cosa perché mi prendessi la pena di desiderarla tanto. Non mi impor­tava di niente. Non ero niente. Uno spazio vuoto. Ti sei mai sentita così? È la cosa più terribile del mondo.» Stava piangendo, ma non si preoccupò di asciugarsi le lacrime. «Quasi non ho cercato neppure di fuggire, quando alla fine ne ho avuto l'opportunità. Quando ho visto il fuoco, la prima cosa che ho pensato è stata, perché prendersi il disturbo di fuggire, se fossi tornata indietro, almeno sarei stata al caldo.» Rise, sentendo tutto il dolore. «E tu sai qual è la cosa peggiore? Io pensavo

che se fuggivo, non era giusto nei confronti di Aoife. Non era giusto per Aoife. Come potevo vivere così?»

«Ma hai deciso di vivere.»

«Sì. Ho deciso, no? E mi chiedo perché.»

«Pensi che sia importante il perché?»

«Sì. No. Non lo so.» Si chetò. «E stata dura, Thenike. Ho dovuto lot­tare e lottare e lottare. Sempre. Quando la mia bussola si è rotta. Quando sono scappata. Nella bufera di neve. Ho continuato a muo­vermi, sono arrivata agli alberi.



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