Capitani by Gianfelice Facchetti

Capitani by Gianfelice Facchetti

autore:Gianfelice Facchetti [Facchetti, Gianfelice]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2024-03-07T12:00:00+00:00


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Córdoba, capitano sindacalista

Stadio El Campin di Bogotá, 29 luglio 2001, finale di Coppa America. Un’edizione anomala del trofeo, il cui svolgimento rimase in dubbio per molto tempo, a causa della guerra civile tra forze governative e i guerriglieri delle Farc che dilaniava il Paese organizzatore. Tra incertezza e paure, il torneo si disputò comunque e in finale, a sorpresa, vide trovarsi di fronte proprio i padroni di casa della Colombia allenati da Francisco Maturana e il Messico di Javier Aguirre: appuntamento con la storia per una sfida che avrebbe regalato alla squadra vincitrice anche l’emozione della prima volta sul gradino più alto del podio.

Il primo tempo finì 0 a 0 con predominio netto dei cafeteros che ebbero diverse occasioni per portarsi in vantaggio, senza riuscirci. Nella ripresa, sempre i colombiani, al minuto 65, conquistarono una punizione sulla trequarti campo avversaria che calciò Ivan López. La palla disegnò una parabola morbida verso il centro dell’area messicana, dove in mezzo a due avversari il capitano dei padroni di casa, Iván Ramiro Córdoba, saltò più in alto di tutti per incornare il pallone. A dispetto della sua limitata altezza, il difensore con la maglia numero 2 aveva mostrato più volte di avere quel colpo nel repertorio: «Da piccolo ero sempre per strada a giocare e saltavo in continuazione; quando ho cominciato a giocare hanno intuito questa mia predisposizione e il mio primo allenatore ha cominciato a darmi degli esercizi specifici, come quello di appendere in alto un pallone e cercare di colpirlo di testa».

Lo chiamavano «Speedy Gonzales» per la velocità fuori dal comune, ma i tifosi del San Lorenzo prima e quelli dell’Inter dopo impararono presto che il difensore centrale nato a Rionegro aveva anche il vizio del gol. A Milano, sponda nerazzurra, ha vissuto dodici stagioni in cui è stato tra i protagonisti della ricostruzione che lo ha portato alla vittoria di una Champions League, un titolo mondiale per club, 5 scudetti, 4 Coppe Italia e altro ancora, con all’attivo 455 presenze e una ventina di gol. Un vizio che non gli è mai mancato.

Così, il 29 luglio 2001 il difensore colombiano non si fece sfuggire l’occasione di regalare al proprio Paese, alla sua gente ferita e in ginocchio da molto tempo, la gioia calcistica più grande di sempre. Raccolse l’invito di quel pallone volante e staccò verso l’alto, per poi indirizzare, grazie a una torsione, la sfera alle spalle dell’incredulo numero 1 messicano Perez. Tutto proteso in avanti, Iván cominciò a correre per dare spazio alla propria esultanza e a quella di cinquanta milioni di persone in fibrillazione. Braccia aperte per qualche metro, poi la frenata per lasciarsi cadere all’indietro sul prato ed essere sommerso dall’abbraccio della squadra intera: «Ho pensato che forse stavo morendo o soffocando… in un attimo mi sono detto che ne sarebbe valsa comunque la pena per ciò che stavamo facendo!»

Zero gol subiti e vittoria in tutte le partite per scrivere «Colombia» nell’albo d’oro della competizione più sentita nel calcio sudamericano. La gioia scoppiò ben prima del



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