Chaos. La fuga 1 by Patrick Ness

Chaos. La fuga 1 by Patrick Ness

autore:Patrick Ness
La lingua: ita
Format: mobi, epub, azw3
Tags: Foreign Languages, Science Fiction & Fantasy, Foreign Language Fiction, Horror & Science Fiction, Fantasy, Literature & Fiction, Italian
ISBN: 9788852061752
editore: MONDADORI
pubblicato: 2015-03-16T23:00:00+00:00


22

WILF E IL MARE DELLE COSE

È qualcosa di strano, Rumore ma quasi privo di parole, che rimonta la collina di fronte a noi e si riversa quaggiù, capipotolando, come un unico pensiero espresso da un intero esercito, migliaia di voci che cantano insieme la stessa nenia.

Sì.

Cantano.

«Cos’è?» chiede Viola, terrorizzata quanto me. «Non è l’armata, giusto? Com’è possibile che ci abbiano preceduti?»

«Todd!» abbaia Manchee dalla cima della collinetta. «Vacche, Todd! Vacche giganti!»

Viola storce le labbra. «Vacche giganti?»

«Mai viste prima» dico, e già corro su per la collina.

Perché il suono…

Come potrei descriverlo? È il suono che potrebbero fare le stelle. O le lune. Ma non le montagne. Troppo vago per le montagne. È il suono di un pianeta che canta a un altro pianeta, acuto e disteso e composto di voci diverse che partono da note diverse e scilovano verso altre note ancora, ma tutte si allivuppano assieme in un intreccio di suono che è triste ma non triste e lento, ma non lento lento, e tutte insieme cantano una parola.

Una parola sola.

Arriviamo in cima alla collina e davanti a noi si apre un’altra pianura, il fiume che scorre tulmultuoso e poi ci scorre in mezzo come una vena d’argento in una roccia, e su tutta la pianura, in marcia da una riva all’altra del fiume, ci sono delle creature.

Creature che non avevo mai visto in vita mia.

Gigantesche, saranno quattro metri di altezza, coperte di un manto lanoso color argento, la coda sbatuffolosa a un’estremità e dall’altra corna bianche ricurve che sbucano dalla fronte e lunghi colli tesi giù dalle spalle ampie a brucare l’erba della prateria con quei grossi labbroni o a leccare l’acqua mentre attraversano il fiume e sono migliaia e si stendono all’orizzonte da parte a parte e il Rumore di tutte loro canta una sola parola, in momenti diversi su note diverse, ed è una parola a legarle tutte insieme, unendole in un gruppo mentre attraversano la pianura.

«Qui» dice Viola un po’ più in là, al mio fianco. «Cantano qui.»

Cantano Qui. Lo dicono le une alle altre nel loro Rumore.

Io sono qui.

Noi siamo qui.

Andiamo qui.

Qui è tutto quel che importa.

Qui.

È…

Posso dirlo?

È come il canto di una famiglia in cui tutto va bene, è un canto di appartenenza che ti fa sentire parte di qualcosa solo al sentirla, è un canto che si prenderà sempre cura di te e non ti lascerà mai ai margini. Se hai un cuore, te lo spezza, se hai il cuore spezzato, te lo cura.

È…

Wow.

Guardo Viola e lei ha la mano alla bocca e gli occhi umidi, ma vedo un sorriso fra le dita e apro la bocca per parlare.

«Appiedi non ci potete andare» dice tutta un’altra voce alla nostra sinistra.

Ci voltiamo di scatto per guardare, porto la mano d’istinto al coltello. Un uomo su un carretto vuoto trainato da un paio di buoi ci guarda da un piccolo sentiero laterale, la bocca spancalata come se si fosse dimenticato di chiuderla.

C’è un fucile sul sedile accanto a lui, come poggiato lì senza un particolare motivo.



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