Cielo Di Notte by Clare Francis

autore:Clare Francis [Francis, Clare]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-10-23T22:00:00+00:00

Era una mattinata splendida, e l’aria era luminosa e limpida come vetro. Sebbene fosse ancora inverno, il sole era abbastanza tiepido per potersi sedere a un tavolo all’aperto senza sentire il freddo. Vasson girò la faccia verso il sole e pensò che non si era mai sentito tanto bene.

Ordinò un secondo pastis. Mancavano cinque minuti appena. Il cuore gli batté più forte, con una sensazione di attesa deliziosa.

Era quasi la cosa più bella, quell’attesa.

Anne-Marie arrivò per prima. Venne verso di lui, a testa bassa, seria. Aveva sempre l’aria seria. Bene, quel giorno aveva davvero un motivo per preoccuparsi. Quel pensiero lo divertì e dovette abbassare la testa per nascondere un sorriso.

Lei lo vide, lo salutò con un cenno e si avvicinò passando fra i tavolini.

Mentre sedeva lui le chiese: — Tutto fatto?

Anne-Marie annuì.

Vasson sorrise. — Magnifico! Ora cosa vuoi bere? Un Pernod? Un caffè? Sì? Allora caffè!

Lei stava cercando di valutare il suo umore. — Sei molto allegro, oggi.

— Sì! È successo qualcosa!

— Che cosa?

Vasson alzò la mano. — Tutto a suo tempo! Tutto a suo tempo!

Anne-Marie sorrise, poco convinta, ma gli occhi erano gravi, interrogativi. Era piuttosto guardinga, pensò lui. Ma non era il caso d’impensierirsi.

Stupida sgualdrina. Le sorrise. — È una bellissima giornata, non ti pare?

— Sì. — Lei si guardò intorno, nervosamente.

— Che cos’hai?

— Oh, niente. Sono un po’ agitata. Non so perché.

Vasson la scrutò, attento, e si chiese se aveva intuito qualcosa. Non poteva vedere Müeller e i suoi uomini, naturalmente: erano nascosti in un negozio di fiorista dall’altra parte della strada. E Vasson non aveva lasciato trapelare nulla. Era nervosa per natura, ecco tutto.

Poi arrivò Patrice, il numero due dell’organizzazione. Era un medico, uno di quelli che curavano i poveri e i bisognosi. Aveva un’aureola quasi abbagliante. Vasson lo guardò avvicinarsi e sorrise soddisfatto. Due: ne mancava ancora uno.

Il dottore accostò una sedia e Vasson chiese, disinvolto: — Caro amico, prende qualcosa? Un Pernod?

— No, grazie — disse il medico. — Solo un caffè.

— Ma voglio che brindiamo tutti insieme!

Patrice e Anne-Marie si scambiarono un’occhiata, e Vasson si rese conto di aver ecceduto. Si affrettò a spiegare: — Non ci vediamo quasi mai, ed è un piacere brindare con gli amici.

— Sarà per un’altra volta.

Finalmente arrivò anche il capo, Guy. Vasson lo adocchiò quando era ancora piuttosto lontano, dall’altra parte della via. Camminava disinvolto con un’estrema cautela, e non gli sfuggiva nulla. Un uomo abile... un degno avversario.

Il capo si avvicinò al tavolino, si diede un’ultima occhiata intorno e sedette.

Vasson gli rivolse un sorriso raggiante. — Ecco finalmente qualcuno che berrà con me! Cosa prende? Un pastis? Un cognac?

Guy rispose a voce bassa: — No, berremo dopo aver discusso. Che cos’ha da dirci, esattamente?

Un tipo freddo e lucido, pensò Vasson. — Ah! — Alzò l’indice. — Buone notizie! Ottime.

— Mi sembrava che qualcosa la preoccupasse.

— Sì, anche questo. — Vasson si sforzò di apparire serio. — Ma per essere precisi, è qualcosa che dovrebbe preoccupare voi.

Con la coda dell’occhio, Vasson vide Müeller e i suoi uomini che uscivano dal negozio del fiorista.

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