Codice Cacciatore by Deon Meyer

Codice Cacciatore by Deon Meyer

autore:Deon Meyer [Meyer, Deon]
Format: epub
pubblicato: 2003-01-14T22:00:00+00:00


23

Quando era entrata al «Cape Times», fresca di laurea in giornalismo alla Rhodes University, con gli occhi scintillanti e un bruciante desiderio di vivere il suo idillio con le parole nelle redazioni di «Cosmo» o di «Fair Lady», Allison Healy era una ragazza ingenua ma pronta a fare il suo apprendistato presso un quotidiano. Si fidava di tutti, credeva a tutto, guardava con occhi spalancati dallo stupore i giornalisti famosi con cui veniva in contatto.

Presto seguì la delusione, sebbene non in modo improvviso e drammatico. Poco alla volta si rese conto che la gente era inaffidabile, disonesta, egocentrica, astuta e bugiarda, pronta a ingannare, uccidere, rubare, indipendentemente dal colore e dalla nazionalità. Fu un processo graduale e spesso traumatico per una persona che si augurava di vedere solo il buono e il bello della vita.

Miriam Nzululwazi e il lustrascarpe Immanuel le avevano assicurato che Mpayipheli era un brav'uomo. Il ministro delle Acque e delle Foreste invece lo aveva descritto come un soldato valoroso che aveva imboccato la strada sbagliata.

Dov'era la verità?

Chi era il vero Thobela Mpayipheli?

L'unico modo per scoprirlo era continuare a cercare, a fare domande. Le telefonò Nic con dei numeri per contattare Orlando Arendse.

«Provali, ma non sarà facile» disse. Allison cominciò a chiamare un numero dopo l'altro e ottenne sempre la stessa reazione: «Orlando chi?». Appena iniziava a raccontare la sua storia, la comunicazione regolarmente si interrompeva.

«Ha sbagliato numero, signora.»

«Qual è il numero giusto?»

Testardamente, Allison passava al numero seguente. «Mi chiamo

Allison Healy, lavoro per il "Cape Times", desidero parlare con il signor Orlando Arendse e garantisco che la cosa resterà strettamente confidenziale...»

«Chi le ha dato questo numero?» La domanda la colse di sorpresa. Stava per dire «la polizia», ma si morse la lingua. «Sono una giornalista, sto facendo il mio lavoro, si tratta di Thobela Mpayipheli...»

«Mi dispiace, ha sbagliato numero.» Dopo averli chiamati tutti e cinque senza successo, batté il pugno sulla scrivania e andò fuori a fumare nervosamente una sigaretta. Forse avrebbe dovuto mostrarsi più minacciosa: «Se Arendse si rifiuta di parlarmi, farò il suo nome in ogni articolo che scrivo sull'argomento. Vedete voi se vi conviene».

No. Era meglio ritentare.

Mentre si accingeva a ricominciare, squillò il telefono.

«Lei vuole parlare al signor O?»

«Chi?» disse lei stupita, e subito aggiunse: «Sì, sì, certo». «Al museo, vicino allo scheletro della balena blu. Si trovi là all'una.» Prima che potesse replicare, la comunicazione s'interruppe.

La sala della balena era immersa in una luce crepuscolare alla quale il canto dei cetacei registrato su nastri aggiungeva un'atmosfera surreale. Una giovane coppia di neri vagava mano nella mano. Allison non li notò finché non le furono accanto e l'uomo la chiamò per nome.

«Devo controllare la sua borsetta» disse con tono di scusa. Lei gliela consegnò.

«E io devo perquisirla» soggiunse la ragazza con l'ombra di un sorriso.

Era sui vent'anni, con lunghi capelli neri, labbra piene, molto truccata. «Sollevi le braccia, per favore.»

Allison sentì le sue mani scorrerle sul corpo.

«Questo lo tengo io» disse l'uomo prendendo il suo registratore.

«Adesso venga con noi.»

Fuori il sole era accecante. Nei giardini Kompanje c'erano colombi,

scoiattoli e fontane zampillanti.



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