Codice Cinque by J.D. Robb

Codice Cinque by J.D. Robb

autore:J.D. Robb
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Timecrime
pubblicato: 2014-12-08T23:00:00+00:00


11

Eve rimase a lungo in silenzio. In realtà non c’era niente da dire. Aveva fatto un passo falso con gli occhi bene aperti. Se ci fossero state delle conseguenze, le avrebbe pagate.

Per il momento doveva raccogliere quel po’ di dignità che riusciva a mettere insieme e tirarsi fuori da quella situazione.

«Devo andare.» Distolse lo sguardo, si alzò in piedi e si chiese come avrebbe fatto a ritrovare i suoi vestiti.

«Non credo proprio.» La voce di Roarke era pigra, sicura di sé e infuriata. Quando Eve cominciò a scendere dal letto, l’afferrò per il braccio, le fece perdere l’equilibrio e la fece cadere nuovamente supina.

«Senti, ci siamo divertiti.»

«Questo è poco ma sicuro. Ma non so se definirei semplicemente ‘divertente’ quello che abbiamo fatto. È stato troppo intenso. Non ho ancora finito con te, tenente.» Quando lei socchiuse gli occhi, Roarke sorrise. «Bene, è proprio quello che volevo...»

All’improvviso Eve gli diede una gomitata nello stomaco invertendo in un batter d’occhio le rispettive posizioni, e lui restò senza fiato e senza parole. Ora quel gomito micidiale gli comprimeva la trachea.

«Ascolta, bello mio, io vado e vengo quando mi pare e piace, quindi tieni a bada il tuo ego.»

Roarke si arrese sollevando le mani a mo’ di bandiera bianca. Eve ritrasse il gomito di un centimetro, poi si spostò e balzò in piedi.

Lei era dura, forte e scaltra. Un motivo in più per infuriarsi quando, dopo una dura lotta, si ritrovò nuovamente sotto di lui.

«L’aggressione a un ufficiale di polizia è punibile da uno a cinque anni, Roarke. In galera, non nella comodità degli arresti domiciliari.»

«Non vedo distintivi. Anzi, in realtà non vedo proprio niente.» Le pizzicò scherzosamente il mento. «Mi raccomando, specificalo quando farai rapporto.»

E tanti saluti alla mia dignità, pensò Eve. «Non voglio litigare con te.» Era contenta di avere un tono calmo, persino ragionevole. «Devo andare e basta.»

Roarke si mosse e la guardò spalancare gli occhi per poi richiuderli a metà quando scivolò di nuovo dentro di lei. «No, non chiudere gli occhi.» La sua voce era un sussurro roco.

E così lo guardò, incapace di resistere alla nuova ondata di piacere. Stavolta lui mantenne un ritmo lento, con affondi lunghi e profondi che le facevano sussultare l’anima.

I respiri di Eve si fecero affannosi, pesanti. Non vedeva altro che il viso di Roarke, e non riusciva a sentire altro che il fluido scivolare del suo corpo dentro di lei, l’incessante frizione che le suscitava fremiti orgasmici.

Roarke intrecciò le dita alle sue e la baciò. Un istante prima che lui nascondesse il viso tra i suoi capelli, Eve lo sentì irrigidirsi. Poi giacquero in silenzio, ancora uniti ma immobili. Lui si voltò e le baciò la tempia.

«Resta» le mormorò. «Ti prego.»

«Sì.» Ora Eve chiuse gli occhi. «Va bene, resto.»

Non dormirono. Quando Eve entrò nella doccia di Roarke alle prime ore del mattino, più che dalla stanchezza fu assalita dallo sconcerto.

Lei non passava mai la notte con un uomo. Era sempre stata attenta a mantenere il sesso una pratica semplice, diretta e, sì, impersonale.



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