Come meditare: Guida pratica per fare amicizia con la propria mente (Italian Edition) by Pema Chödrön

Come meditare: Guida pratica per fare amicizia con la propria mente (Italian Edition) by Pema Chödrön

autore:Pema Chödrön [Chödrön, Pema]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: meditazione, consapevolezza, ricerca interiore, buddhismo, buddismo, esercizi di meditazione, meditare, mantra, combattere lo stress, combattere il dolore, mindfulness, rilassamento
editore: Terra Nuova Editore
pubblicato: 2020-11-03T04:00:00+00:00


Capitolo quindicesimo

Sporcarsi le mani

Di recente ho letto la trascrizione di un discorso in cui Ponlop Rinpoche dice: «nel processo che conduce alla scoperta della natura di Buddha, alla scoperta dell’apertura e della non-fissazione della mente, bisogna essere pronti a sporcarsi le mani». In altre parole, bisogna essere disposti a lavorare con il turbamento delle emozioni, quelle più oscure. Tutti noi abbiamo esperienze emotive di assoluto terrore, e per poter sperimentare il nostro stato naturale, dobbiamo essere disposti a fare pienamente esperienza anche di queste emozioni, ovvero di fatto a fare esperienza del nostro ego, dell’attaccamento del nostro ego. Può essere un’esperienza davvero inquietante e negativa, ai limiti della follia. La maggior parte di noi, consapevolmente o inconsapevolmente, vorrebbe davvero che la meditazione fosse un momento di relax in cui non dobbiamo avere a che fare con cose sgradevoli. È un’incomprensione molto diffusa, e di fatto molti sono convinti sia proprio questo il senso della meditazione. Credono che la meditazione abbracci tutto, tranne le cose sgradevoli. Tutto ciò che fa stare male deve essere etichettato come “pensiero” e scartato o ricacciato giù a martellate. Persino a un leggero accenno di panico di fronte al possibile manifestarsi di qualcosa di spiacevole, l’etichetta “pensiero” viene utilizzata come un modo per reprimere un’esperienza sgradevole e precipitarsi sull’oggetto della meditazione sperando di non dover mai entrare in quel posto poco accogliente.

Ma Ponlop Rinpoche insiste su un punto davvero importante: dice che senza un’esperienza diretta delle nostre emozioni, non possiamo toccare il cuore della natura di Buddha. Non possiamo realmente sentire il messaggio del risveglio. La sola via d’uscita, per così dire, è attraverso. Ma cosa significa questa parola, “sperimentare”? E come possiamo sperimentare le emozioni? Come possiamo sperimentare queste cose negative, inquietanti, spiazzanti, sconvolgenti che, in generale, tendiamo a evitare. Che significa sporcarsi le mani con le emozioni?

«È solo assaporando fino in fondo l’esperienza delle emozioni che possiamo avere un assaggio dell’illuminazione», dice Ponlop Rinpoche. La natura di Buddha e il nostro stato naturale non sono fatti solo di emozioni felici e dolci: la natura di Buddha non esclude nulla. Ha, diciamo così, un elemento di calma, di turbamento, di tormento, di quiete, di amarezza, di dolcezza, di comodità e di scomodità. Presuppone un’apertura a tutti questi elementi, ed è nel cuore di questi che risiede. Dato che abbiamo una percezione dualistica e concepiamo ogni cosa in termini di “bianco o nero”, cioè etichettando tutto come “buono” o “cattivo”, al manifestarsi di un’energia intensa, stacchiamo la spina. Associamo questa forte energia a diversi pensieri – ricordi, o anticipazioni – e succede qualcosa di ineffabile, che chiamiamo sentire un’emozione. Ora, le emozioni, in buona sostanza, non sono altro che pura energia, ma a causa della nostra percezione dualistica le identifichiamo con un “me”, creando un forte blocco. L’energia si blocca. Trungpa Rinpoche, il mio insegnante, una volta ha detto: «Le emozioni sono fatte di energia, che si può paragonare all’acqua, e di un processo di pensiero dualistico, che si può paragonare al pigmento o alla pittura.



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