Con voce umana by Carol Gilligan

autore:Carol Gilligan [Gilligan, Carol]
La lingua: ita
Format: epub
editore: VandA
pubblicato: 2024-11-15T00:00:00+00:00

2.

Perché nessuno parla delle decisioni sull’aborto

Lo studio sulla decisione di abortire era il nocciolo, il cuore della questione. L’ascolto delle donne che, all’indomani della causa Roe contro Wade, cercavano di decidere se continuare o interrompere una gravidanza mi portò a sentire e a prestare attenzione a un modo diverso di parlare di sé e della moralità. Scoprii quali domande dovevo porre per far emergere ciò che altrimenti sarebbe rimasto non detto, la conversazione sotto la conversazione. Lo studio sulla decisione di abortire fu l’origine, l’impulso per scrivere su una voce differente e lo stimolo per riflettere su un’etica della cura. Eppure non se ne parla quasi mai, nelle discussioni su In a Different Voice, nei libri e nelle conferenze sull’etica della cura.

Come preludio a quella conversazione, ecco tre punti chiave.

Innanzitutto il contesto politico. Nel 1973 la Corte Suprema degli Stati Uniti, nel caso Roe contro Wade, affermò come diritto costituzionale il diritto della donna di decidere se portare avanti o interrompere una gravidanza. In sostanza, la più alta corte del paese affermò il diritto della donna ad avere voce in capitolo nel prendere questa decisione, sebbene entro certi limiti e dopo aver consultato il proprio medico, ma comunque una voce decisiva e il diritto di fare la scelta. Al riguardo, l’autorità della Corte veniva contrapposta ad altre autorità, come la Chiesa o i padri, così che le medesime autorità erano in conflitto. Ma legittimando la voce di una donna e il suo diritto di decidere, la Corte si opponeva anche a una tradizione di lunga data che equipara la bontà nelle donne all’altruismo. Questa è la moralità dell’angelo del focolare, l’icona del poema del XIX secolo di Coventry Patmore e resa immortale da Virginia Woolf: la donna infinitamente premurosa, «assolutamente altruista», che «non [ha] mai un’opinione o un desiderio suo».1

In secondo luogo, il contesto psicologico. Kohlberg derivò i suoi sei stadi dello sviluppo morale dallo studio longitudinale di 72 ragazzi bianchi, di varia classe sociale, seguiti dall’adolescenza all’età adulta.2 Gli stadi erano esplicitamente, nei termini di Kohlberg, stadi del ragionamento morale all’interno di un quadro in cui, come affermava Socrate, la virtù è soltanto una e il suo nome è giustizia. Kohlberg si riferiva ai suoi stadi come stadi del ragionamento sulla giustizia, e i suoi stadi morali erano allineati e di fatto contingenti agli stadi dello sviluppo cognitivo di Piaget, che tracciavano il passaggio dal pensiero concreto a quello operativo formale. Gli stadi dello sviluppo morale di Kohlberg correvano paralleli anche alle teorie degli stadi dello sviluppo dell’Io o dell’identità, parte di un paradigma rimasto indiscusso dove, come noto nella frase di apertura del mio saggio del 1977, «l’arco della teoria dello sviluppo conduce dalla dipendenza infantile all’autonomia adulta, secondo un percorso caratterizzato da una crescente differenziazione del sé dall’altro e da un progressivo affrancamento del pensiero dai vincoli contestuali» – un percorso segnato da passi verso l’autonomia e la razionalità, visti come tratti distintivi della maturità.3 Focalizzandosi sulla separazione, i teorici dello sviluppo psicologico hanno trascurato la realtà

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