Concita De Gregorio - 2014 by Un giorno sull'isola

autore:Un giorno sull'isola
Format: epub

5.

Guerre di religione

D’estate, per i ragazzi, le giornate non finivano mai. Lunghe, lente. Pranzo alle tre, cena alle undici, la notte in piedi fino alle due. Agli adulti non interessava cosa facessero, era vacanza per tutti. Erano una quarantina, a San Jordi. Da dodici a diciotto anni, piú o meno. Si trovavano nella piazza dietro la chiesa. I piú grandi ci passavano tutto il giorno, con le ragazze oppure a capannelli. Nelle ore piú calde, da mezzogiorno alle quattro, stavano all’ombra del gelso. Parlavano, fumavano, ridevano e commentavano le tenute dei turisti smarriti. Tanto quelli non capivano. L’armata dei nani, loro i piccoli li chiamavano cosí, arrivava al tramonto. Dopo che erano tornati dal mare, si erano fatti la doccia e avevano cenato.

Quel pomeriggio in piazza non c’era grande movimento. Miguel e Carlos stavano seduti sulla panchina di pietra, fumavano. Poco piú in là le loro ragazze, Maya e Jasmine si fotografavano coi cellulari. Molti oggi non si erano fatti vedere. Erano usciti tutti in barca, con quei catamarani piccoli e veloci. Erano andati fino al faro.

Merlin non ci sapeva andare in barca. Aveva provato da piccolo ma non gli era piaciuto. Troppe regole a bordo, troppo pericoloso il mare. Era caduto quasi subito in acqua, la prima volta. Gli altri avevano riso dal gommone. Sembra stupido, non saper andare in barca se si abita su un’isola, ma c’è un mucchio di gente che non è capace. «Se sapessimo tutti andare a vela non servirebbero i traghetti», gli aveva detto quella sera la madre quando lui era tornato ancora bagnato e con la testa china per la vergogna. La madre era una donna forte. Saggia. Ora Merlin aveva quasi diciassette anni. La sua vita procedeva tranquilla. Ai catamarani e alle partite di pallone preferiva di gran lunga starsene seduto ad ascoltare musica. Nessuno lo disturbava mai. Gli altri ragazzi non parlavano con lui direttamente, al massimo dicevano «andiamo», e anche lui andava. Non che la cosa gli dispiacesse, anzi. Leggeva un sacco. Aveva sempre un libro in tasca. Non importava l’argomento, purché non si trattasse di romanzi d’amore. Quelli non li sopportava, erano sbagliati, senza capo né coda con storie sempre uguali. Lui giovane e sicuro di sé, lei insicura e bellissima, uno sguardo incrociato, lei arrossisce, lui sorride, si baciano. Fine. E tu hai buttato nove euro e novanta.

Per i ragazzi di San Jordi il destino dipendeva da dove ti avevano mandato a studiare da chierichetto. Si cominciava a sei anni, da generazioni, era una regola. Si poteva andare a casa della vedova Caselita o dalle sorelle Escaveras. Naturalmente Caselita e le Escaveras avevano due metodi diversi quasi per ogni cosa. Secondo Caselita, ad esempio, il campanello per esortare i fedeli ad alzarsi o a sedersi andava suonato tre volte. Era invece tradizione da quasi mezzo secolo per le sorelle Escaveras suonarlo sette volte. C’erano centinaia di altri esempi. Erano due scuole. Da una parte stavano i Caselitani, dall’altra, orgogliosi, gli Escaveristi. Il parroco aveva invano tentato piú volte di sedare la faida.

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