Confessioni di un malandrino by Angelo Branduardi

Confessioni di un malandrino by Angelo Branduardi

autore:Angelo Branduardi
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2022-03-15T16:58:42+00:00


Bella che così fiera vai

Cogli la prima mela

Mentre la mia musica conquistava l’Europa, in Inghilterra e negli Stati Uniti stava esplodendo uno stile decisamente diverso: il cosiddetto punk. Di quel movimento mi piacevano molto i Ramones, band di rock “duro e puro”, essenziale, un po’ come i miei amati Stones. Il biennio 1977-78 è stato anche quello della disco music, nella quale trovavo cose interessanti, vedi Barry White e i suoi fantastici arrangiamenti di archi, oppure Donna Summer e il famoso Munich sound di Giorgio Moroder, un grande musicista di cui mi piacque tantissimo la colonna sonora del Metropolis di Fritz Lang. In quel periodo ascoltavo anche i Kraftwerk e prima di questi mi avevano colpito band come Tangerine Dream e Popol Vuh. La musica elettronica mi ha sempre interessato e reputo Sonic Seasonings di Walter Carlos (che poi è diventato Wendy) un vero capolavoro, un doppio album, tutto suonato con il Moog, che mi aveva fatto conoscere Paul Buckmaster.

Con tutta questa musica che girava intorno, io mi apprestai al passo discografico successivo e per registrare il nuovo album, Cogli la prima mela, andai in Germania, a Monaco di Baviera. A ripensarci, mi rendo conto di quali anni frenetici fossero quelli, da un disco di successo a un tour europeo tutto esaurito non mi fermavo un attimo e non smettevo di imparare cose nuove, anche rispetto alle tecniche di registrazione. La scelta di Monaco di Baviera fu messa in campo proprio perché volevo un disco perfetto dal punto di vista sonoro. Devo infatti confidarvi che io sono da sempre appassionato di tecniche di registrazione e che, per apprenderle al meglio, mi recavo spesso negli studi di Plinio Chiesa, il fonico di parecchi miei dischi, solo per imparare. Andavo in incognito (era semplice, bastava mi facessi la coda), mentre magari stavano lavorando altre persone, e osservavo tutto per carpire ogni segreto di quell’arte. Un giorno però rischiai di essere scoperto, a riconoscermi fu addirittura Raul Casadei, il quale chiese se per caso non fossi Branduardi. Gli fu risposto: «Si figuri se Branduardi viene qui a perdere tempo». Fu molto divertente. Così imparai a microfonare gli strumenti e a usare il mixer, a un certo punto diventai anche piuttosto bravo, posso dirlo senza falsa modestia, infatti la versione in francese di Cogli la prima mela la mixai da solo e spesso nei miei dischi ho affiancato il fonico durante i mixaggi. Mi sono fatto una cultura su tutto quello che era analogico, sui mixer che costavano magari un miliardo di vecchie lire, sui nastri da due pollici o da un quarto di pollice, sul Dolby, l’effetto di riduzione del rumore, sui compressori, le frequenze e gli equalizzatori. Erano tutte cose che mi appassionavano moltissimo. Con la rivoluzione del digitale, poi, sono diventato un po’ meno bravo, anche perché avrei dovuto ricominciare da capo a studiare. In ogni caso manovro ancora bene il mixer e sono conosciuto nell’ambiente come uno dei pochi musicisti ad avere un bagaglio tecnico non indifferente e una grande



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