Conoscenza sacra by Seyyed Hossein Nasr

autore:Seyyed Hossein Nasr
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni Mediterranee
pubblicato: 2021-03-03T00:00:00+00:00

50.

5. L’uomo, pontificale

e prometeico

Guarda in te stesso per un momento, e chiediti: chi sei?

Da dove sei venuto, da quale luogo?

Cosa sei tu?

Rumi

Was ist der Menschen Leben, ein Bild der Gottheit.

Cos’è la vita dell’uomo? Un’immagine della Divinità.

Hölderlin

La concezione dell’uomo come pontefice, pontifex o ponte tra il Cielo e la terra, vale a dire la visione tradizionale dell’anthropos, è agli antipodi della visione moderna dell’uomo1, che vede in lui la creatura terrena e prometeica ribellatasi al Cielo e desiderosa di appropriarsi, indebitamente, del ruolo della Divinità. L’uomo pontificale, che nell’accezione qui utilizzata non è altro che l’uomo tradizionale, vive in un mondo che ha un’Origine e un Centro. Vive nella piena consapevolezza dell’Origine che contiene la sua propria perfezione e la cui primordiale purezza e integrità egli cerca di emulare, recuperare e trasmettere. Vive altresì su un cerchio, sempre consapevole del Centro di quest’ultimo, che cerca di raggiungere nella vita, nel pensiero e nell’azione. L’uomo pontificale è il riflesso del Centro sulla periferia e l’eco dell’Origine nel corso dei cicli del tempo e delle generazioni della storia. È il vicario di Dio (khalifatallah) sulla terra, per usare il termine islamico2, responsabile delle sue azioni nei confronti di Dio, custode e protettore della terra della quale gli è stato conferito il dominio, a condizione che resti fedele a se stesso in quanto figura terrena centrale, creata a “immagine di Dio”, essere teomorfo vivente in questo mondo ma destinato all’eternità. L’uomo pontificale3 è cosciente del suo ruolo intermedio tra il Cielo e la terra, e della sua entelechia che è al di là dell’ambito terreno, su cui gli è permesso di regnare, a patto che resti consapevole della natura transitoria del suo viaggio sulla terra. Tale uomo vive nella consapevolezza di una realtà spirituale che lo trascende, coincidente con la sua intima natura e a cui non può ribellarsi, se non al prezzo della separazione da tutto ciò che egli è e tutto ciò che è chiamato a essere. Per questo tipo di uomo la vita è pervasa di significato e l’universo è popolato di creature a cui può dare del tu. Egli sa che proprio perché è un essere umano, in tutto ciò che fa e pensa vi sono grandezza e pericolo. Le sue azioni producono sul suo essere un effetto che va al di là delle limitate condizioni spazio-temporali in cui le azioni stesse hanno luogo. Sa benissimo che l’imbarcazione che lo trasporterà sull’altra riva dopo il viaggio fulmineo della sua vita terrena è costruita da ciò che ha fatto e dal modo in cui è vissuto nel suo stato umano.

Occorre dire che le varie tradizioni hanno descritto l’immagine dell’uomo in termini non identici. Alcune hanno sottolineato lo stato umano più di altre, e sono state formulate differenti concezioni escatologiche. Non ci sono dubbi, però, sul fatto che tutte le tradizioni sono fondate sulle immagini centrali e dominanti dell’Origine e del Centro; in esse lo scopo ultimo dell’uomo è uno stato o una realtà diversi da questa vita terrena, con la

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