Consentino Marco - Dodaro Domenico - Panella Luigi - 2017 - I fantasmi dell'Impero by unknow

autore:unknow
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Historical
ISBN: 9788838936197
Google: J3NFDQAAQBAJ
editore: Sellerio Editore srl
pubblicato: 2017-02-21T23:00:00+00:00

24

Giustizia militare

(Adiet-Acachi, 3-4 dicembre 1937)

Il sole era sorto da poco. I prigionieri erano stati fatti uscire dal recinto per i loro bisogni, controllati dagli ascari del XXVII anziché dai gregari della banda, come avveniva tutte le mattine e le sere da diversi mesi. Il fitaurari Alemù Negussié era convinto che stavolta sarebbe stato diverso: era arrivato il momento di pagare per la fuga di Uoldè Mariam; tutti i conti si pagano, e lui quella fine l’aveva messa in conto dall’inizio, quando aveva scelto di schierarsi con gli arbegnoch.

Il tentativo di attirare Corvo in un’imboscata era fallito; lo avevano scoperto e fatto prigioniero. Il capitano gli aveva detto che l’avrebbero processato al loro rientro a Bahar Dar. Ma poi erano arrivati ad Adiet migliaia di eritrei e somali, con i cannoni e le mitragliatrici. Allora aveva ritenuto che il suo dovere fosse quello di avvisare il degiacc Belay Zelleché e Zehude Asfau; così aveva convinto con un pretesto gli uomini della banda che sorvegliavano il recinto a far uscire Uoldè Mariam, il più veloce dei suoi. Doveva avercela fatta: se lo avessero fermato o ucciso, qualcuno l’avrebbe riportato indietro, vivo o morto. Anche gli altri prigionieri erano pronti al peggio. Come tutti gli uomini, sarebbero andati incontro al destino che Dio aveva riservato per loro. Sarebbe stata una fine nobile e gloriosa. Gli dispiaceva solo per il piccolo Gabriel, dodici anni, il ragazzo che gli portava il fucile: poteva entrare e uscire come voleva, ma quasi sempre era tenuto nel recinto insieme agli altri. Si chiese che pericoloso ribelle potesse essere, agli occhi degli italiani.

Si allontanarono di circa trecento metri, poi si fermarono. La scorta si aprì a ventaglio e loro iniziarono a sparpagliarsi. Avevano concordato un segnale. Il fitaurari lanciò un grido e tutti cercarono di disperdersi in direzioni diverse. Era un tentativo disperato. Gli ascari furono presi di sorpresa. Il bulukbasci che li comandava aprì il fuoco, mirando ad Alemù. Lo prese al terzo colpo, dritto nella schiena. Gli spari fecero accorrere altri soldati dall’accampamento. Fu una specie di tiro al bersaglio. I fuggiaschi caddero uno dopo l’altro. Alla fine, furono contati trentadue morti. Mancava solo il piccolo Gabriel. Nessuno degli eritrei aveva avuto il coraggio di sparargli.

Barbacini era costernato. Questa non ci voleva. Tutto complottava per metterlo in cattiva luce agli occhi dell’avvocato di Graziani: la sera prima quello gli aveva chiesto di non fucilare i prigionieri e la mattina dopo i prigionieri erano stati fucilati. Glielo facevano apposta.

Il tenente colonnello Baldanza era sinceramente stupito per la convocazione urgente: la fucilazione di trenta prigionieri era un atto di normale amministrazione, nelle operazioni di polizia coloniale.

«Ma, signor colonnello, erano ribelli da giustiziare e si erano dati alla fuga... i miei uomini non potevano fare altrimenti».

«Baldanza, avevo ordinato che i prigionieri fossero processati. I suoi uomini sono stati precipitosi e la scorta era poco numerosa. Avrebbero dovuto circondarli per impedire la fuga. È una responsabilità che ricade esclusivamente sul suo battaglione, non certo sul comando della brigata...».

Quello lo guardò attonito.

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