Contra miglior voler voler mal pugna by Unknown

autore:Unknown
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2023-03-10T08:36:56+00:00

“Lo Stato ha il fine di rendere possibile questa aspirazione dell’umanità: l’aspirazione alla conoscenza”

Hans Kelsen

Capitolo secondo

Kelsen, Dante e i fondamenti

dello Stato

1. Dante politico

Hans Kelsen prima di giungere alla centralità del sistema politico dantesco e fornirci un disegno nitido della sua ermeneutica giuridico-politica premette che scrivere su Dante è “come portare acqua al mare!”: si sono consumati milioni di inchiostro e continuerà ad accadere, talvolta sono stati redatti contributi che non hanno aggiunto nulla in più per comprendere la vastità delle opere dantesche. Seppur con questo timore Kelsen puntualizza che con il saggio del 1905 Lo Stato in Dante non intende ripetersi su ciò che già è stato trattato magari in modo esaustivo, ma approfondire la posizione politica di Dante ancora non interpretata dal punto di vista giuridico o “esaminata in maniera sufficientemente critica”245 ed espone le finalità della sua intenzione, ovvero “da una parte, chiarire partendo da tutto l’insieme della sua grande visione del mondo e della vita, la dottrina dello Stato secondo il Poeta, dall’altra, fissare la posizione di Dante nella storia della dottrina dello Stato nel Medioevo”246. Inoltre, intravede l’importanza della dottrina dantesca in ciò che per Simmel costituisce “contraddizione”: “Dante, uomo medievale della Scolastica, combatte contro Dante, uomo moderno del Rinascimento”, e se Simmel considera Dante “figlio del suo tempo”, per Kelsen costui è l’espressione politica di un periodo belligerante del 1300 tra conflitti e rivoluzioni che imperversavano in tutta Italia e in particolare a Firenze, il luogo natio del Poeta. Si può di sicuro sostenere che Kelsen al pari di Simmel prospetta al lettore una “psicologia della storia”; infatti, il filosofo austriaco dispone le coordinate storiche al lettore prima di affrontare un’analisi politico-giuridica approfondita purché sia chiara la “cornice” quale incipit per addentrarsi nel quadro d’insieme. In Italia nascevano le potenti città, i ducati, i comuni, le signorie. Vi era un’atomizzazione di Stati e incombeva l’emancipazione dell’Italia dall’imperatore e dall’impero: l’impero romano diveniva ben presto soltanto un nome, l’Italia settentrionale era in stato di lotte continue per il potere che i nobili intendevano avere nei confronti della borghesia e di quel “popolo grasso” che si andava a costituire e che chiedeva gli fossero riconosciuti dei diritti. Non solo. A Sud vi erano i due regni di Napoli e Sicilia oltre allo Stato della Chiesa. A ciò si aggiungevano i contrasti tra guelfi, sostenitori dell’imperatore e ghibellini, sostenitori del papa. Per inciso, riguardo le notizie storico-politiche dell’epoca, Kelsen si supporta degli studi di Scartazzini, Witte, Kraus, Wegele247.

La posizione di Dante, protagonista di questi contrasti, sappiamo sia stata rivolta dapprima nello schieramento guelfo, successivamente ghibellino. In realtà, Dante si è dimostrato un super partes in quanto il suo ideale politico nasce al di là di ciò che poteva costituire un limite, la lotta tra sostenitori del papa e dell’imperatore, osserva Kelsen: “il suo ideale imperiale trae origine non da una determinata appartenenza partitica”, bensì, “esso è espressione di una convinzione scientifica, che scorgeva in uno stato mondiale monarchico la salvezza dell’umanità”248. È noto che cristianesimo e antichità caratterizzano

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