Coppi--a-t--t-a- by fossati

Coppi--a-t--t-a- by fossati

autore:fossati [fossati]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


IX

Altra scivolata d’ala. Il solito nostro nutrimento angoloso: la tappa dell’indomani, da Metz a Nancy, la Lorena a cronometro.

Il dubbio, è il caso di scrivere, sfiorava la cronometro. Binda, che ha una passione esclusiva per le cose esatte, era della stessa opinione di Coppi, che, poche ore prima, aveva dichiarato all’Équipe: «Temo di non saper dosare bene lo sforzo. Non sento questa corsa e, ve lo dico francamente, temo la rivelazione di un giovane di cui non si conoscono i mezzi».

La «cronometro» passa per un giudice severo, imparziale degli atleti, la chiamano la corsa della verità. Ma qualche bugia la dice anch’essa, a causa di quelle variazioni ambientali che possono verificarsi nel suo svolgimento, favorevoli a chi parte prima o a chi parte dopo.

Binda scrutava le vie dei cieli, stellatissime, che non erano percorse da una nuvoletta che è una.

Le ore meno calde (le ore del mattino) non sarebbero state sicuramente riservate ai favoriti. L’ordine di partenza, è risaputo, lo si fa capovolgendo la classifica.

«Vincerà Coppi» era la previsione di Binda, ma non senza qualche avventura. L’asfalto, che la calura trasformerà in pece nera, avrebbe potuto squarciare i tubolari sottili dei grandi, di Fausto soprattutto.

La distanza (60 chilometri tondi tondi) farà sì che, a media elevata, anche una bava di vento sia alla fine fastidiosa quanto una mano posata su una spalla.

Ci si leva il mattino, sotto un cielo che promette afa e si scorre una classifica che abbiamo stampato nel cervello: Magni; a 12” Lauredi; a 13” Van der Stock; a 2’56” Close; a 6’18” Coppi; a 6’29” Carrea: quindi, più giù, nono a 9’03”, Bartali. Cantoni, l’autista della Gazzetta, ha già spalancato la portiera dell’Alfa. Si deve assaggiare il percorso (che è ondulato ma altimetricamente meno severo di quanto la cartina lasci intendere) e quindi misurare il vento – un filo di vento che, sono parole di Ambrosini, coglie i concorrenti, i primi, sul fianco sinistro – infine si deve appoggiare il piede sulla pista in polvere di carbone, che è l’ellisse dello stadio di Nancy.

Il sole promette una cucinatura a modo. È davvero un supplizio sentire scanditi pubblicitariamente dallo speaker i nomi delle più fresche e frizzanti acque minerali di Francia e ritrovare i rubinetti dello stadio dell’Università di Nancy chiusi a doppia chiave!

Nella prima ora e mezza, i nostri scudieri, che hanno un compito relativamente difficile, debbono controllare ad ogni metro il loro ritmo, la loro andatura: hanno il dovere di risparmiarsi per l’indomani e l’obbligo – con parte dei nazionali di Francia che spingono a fondo – di arrivare in un limite di tutta sicurezza.

Nel pomeriggio, i grandi: gli autentici o i presunti tali. Ambrosini prende subito a dire, facendo eco a Binda, che non gli pare proprio che questa tappa a cronometro sia stata scelta e collocata nel quadro del Tour con logica tecnica e opportunità sportiva. La distanza è livellatrice delle forze (non esalta i meriti dei grandi passisti, con l’eloquenza della media): la valutazione corrente degli atleti ne è sconvolta. Lo sforzo sarà sempre e comunque massacrante, si farà sentire in seguito.



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