Dal buon selvaggio al buon rivoluzionario by Carlos Rangel

Dal buon selvaggio al buon rivoluzionario by Carlos Rangel

autore:Carlos Rangel [Rangel, Carlos]
La lingua: ita
Format: epub
editore: IBL
pubblicato: 2023-11-02T23:00:00+00:00


Alta diplomazia e alta politica

Nell’agosto del 1973 Pedro Arrupe, generale dell’ordine dei gesuiti (gli stessi espulsi dall’America latina dal vecchio regime), andò in visita nel Cile socialista e a Cuba, ed ebbe colloqui politici del più alto livello in entrambi questi paesi. In settembre, poco prima del rovesciamento di Allende[21], Arrupe rilasciò alcune sibilline dichiarazioni alla stampa, dicendo di essere convinto che il «cattolicesimo mondiale, che aveva seguito con grande interesse gli avvenimenti cubani, sarebbe stato ben presto in grado di discernere i diversi aspetti di questo singolare fenomeno storico».

L’anno successivo, un alto dignitario della Curia romana, segretario del Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa, monsignor Casaroli, visitò Cuba e incontrò Fidel Castro. Non c’è nulla di ambiguo nelle dichiarazioni fatte da monsignor Casaroli al suo ritorno: «I cattolici che vivono a Cuba sono felici sotto il regime socialista. Non hanno il minimo problema con il governo socialista cubano, non più degli altri cubani [...]. I cattolici che vivono nell’isola sono liberi di praticare la loro religione come gli altri cittadini».

È vero che l’ultima frase lascia adito a più di un’interpretazione, dato che monsignor Casaroli contemporaneamente lamentò il fatto che nell’isola c’erano soltanto duecento preti per svolgere tutte le funzioni religiose necessarie, ammettendo inoltre di aver negoziato personalmente con Fidel Castro un allentamento delle restrizioni imposte al culto pubblico. Ma l’ambiguità sta più nei fatti che nelle dichiarazioni di monsignor Casaroli. Qualunque cosa Ernesto Cardenal e gli altri preti della nouvelle vague dicano in senso contrario, la Chiesa non può considerare il marxismo altro che un’abominevole eresia. Evidentemente, ben conoscendo la strategia leninista che mira a fomentare lo scontro fra i paesi del Terzo mondo e i paesi a capitalismo avanzato, e valutando quanto questo approccio renda temibile e pericoloso il comunismo mondiale, la Chiesa deve aver concluso che non le conviene sfidare apertamente l’eresia comunista, ma che è meglio cercare di convivere in pace e definire un modus vivendi. Tanto più che da molti indizi la nuova eresia sembra essere una reazione alla rivoluzione liberale, più che il suo compimento, come dapprima la Chiesa aveva temuto.



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