Delitto a Kolonaki by Ghiannis Marìs

Delitto a Kolonaki by Ghiannis Marìs

autore:Ghiannis Marìs [Marìs, Ghiannis]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Crocetti
pubblicato: 2023-01-15T00:00:00+00:00


6

Un cadavere a riva

Quando Makrìs riagganciò il telefono, disse:

“Se volete, possiamo andare a fare un giro giù al Pireo. Kallèrghis passerà a prenderci con la volante della polizia”.

Dimitris e Delios furono d’accordo. Il commissario, che arrivò di lì a poco, non sembrava affatto contento.

“Se i cittadini ci aiutassero,” disse lanciando un’occhiata in tralice a Dimitris, “la maggior parte dei delitti non accadrebbe.”

Dimitris non parlò. Non provava simpatia per quel poliziotto così freddo, ma capiva che aveva ragione. Kallèrghis brontolò per tutto il tragitto. Non si rivolgeva direttamente a Dimitris. Parlava con il suo amico Makrìs, ma era chiaro che parlava di lui.

“Se avessimo saputo delle passeggiate notturne della francese,” disse, “l’avremmo arrestata prima che scomparisse. E forse Nicolàu sarebbe ancora vivo.”

Delios sorrideva in silenzio. Era d’accordo con il commissario, ma quel borbottio lo divertiva. Guardò Dimitris. Aveva le labbra serrate, era imbronciato. Erano pigiati tutti e quattro nella volante della polizia. L’uno vicino all’altro. Era difficile vedere da quali strade passassero. Alla fine, l’auto si fermò. Il delitto era avvenuto al Pireo e il caso non era sotto la giurisdizione di Kallèrghis. Però aveva telefonato al collega, che ora lo aspettava. Kallèrghis lo informò brevemente.

“Una donna?” domandò l’altro con interesse.

“Sì… Una francese vestita di nero…”

“Non si era ancora sentito parlare di lei,” disse il poliziotto del Pireo.

Entrarono tutti insieme nella casetta.

“È questa?” domandò Makrìs a Dimitris.

“Sì.”

Erano solo due stanze e una misera cucina. Da una di queste, Dimitris aveva visto la luce dietro le imposte, quella sera. Se avesse potuto sapere chi aveva vissuto lì dentro! Allora avrebbe saputo per chi stava pagando suo padre.

“Avete trovato niente?” domandò Kallèrghis al collega.

“Niente. Solo pochi viveri rimasti.”

“Vestiti?”

“No. Eccetto la biancheria da notte. Coperte e cose del genere. Ma non dicono niente. Le hanno affittate con la casa.”

“Chi aveva preso la casa?”

“Un uomo, ci hanno detto. Ma non Kaftanzòglu. Abbiamo mostrato la sua fotografia. Un altro.”

“Un complice?”

“Certamente.”

“Molto tempo fa?”

“Sì.”

Dimitris osò domandare:

“Prima di novembre?”.

Il commissario ci pensò.

“Più o meno allora.”

Ormai da un po’ vagavano all’interno della casa vuota e misera. C’erano alcune provviste, scatolame e sigarette. Il commissario del Pireo disse a Kallèrghis:

“Quello che abbiamo trovato ce l’ho in ufficio. Puoi venire a vedere, se ti interessa”.

“Avete trovato impronte digitali?” gli domandò Kallèrghis.

“Sì,” rispose il commissario del Pireo.

“Dunque?”

“Sconosciute. Le abbiamo mandate su da voi. L’uomo che viveva qui non era schedato. Della donna però, non ha parlato mai nessuno.”

In quel momento la porta del muro di cinta cigolò. Stava entrando qualcuno. Si sentirono i passi nel cortile. I poliziotti si lanciarono fuori. Poco dopo tornarono con un omino tutto tremante. Indossava una vecchia camicia color cachi. Le scarpe bucate erano allacciate con lo spago ai piedi nudi. In testa aveva una coppola sudicia. Sembrava molto spaventato. Il commissario del Pireo gli domandò:

“Chi sei?”.

L’omino restò muto. Appena i poliziotti ebbero cessato di tenerlo, sembrava più microscopico, più miserando.

“Chi sei?” gli domandò più forte il commissario.

L’omino si guardò intorno. Guardò Delios, che lo osservava con il suo sguardo calmo, guardò Makrìs, che lo osservava con curiosità, poi Dimitris, che osservava la scena con una segreta speranza – e si fermò su Kallèrghis.



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