Roth Philip - Romanzi - 1995 - Il teatro di Sabbath by Roth Philip

Roth Philip - Romanzi - 1995 - Il teatro di Sabbath by Roth Philip

autore:Roth Philip [Roth Philip]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858400609
editore: Einaudi
pubblicato: 2010-10-06T22:00:00+00:00


A differenza di te, non la sapeva lunga sugli uomini.

Questo la rendeva perfetta per quella parte. Da principio provavamo soli a casa nostra per cercare di allentare un po’ le paure di Nikki. «Non posso!» Questo le sentivo ripetere, «Non posso!» Io interpretavo lo stereotipato maschio nero violento. Nella scena in cui lui la uccide, l’ho fatto: sono andato fino in fondo e l’ho ammazzata. Mi sono lasciato trasportare dall’incanto della sua recitazione. Vederla mi ha aperto qualcosa dentro. Qualcuno per cui ciò che è tangibile e immediato è ripugnante, per cui soltanto l’illusione è davvero reale: questo era l’ordine che Nikki aveva trovato per il suo caos. E tu, che ordine trovi per il tuo? Parlare al telefono delle tue tette con un vecchio? Sei indescrivibile, perlomeno da me. Una creatura tanto svergognata, eppure tanto insulsa. Perversa e traditrice, il bacio francese della morte, già sprofondata nelle ambigue emozioni di una doppia vita… eppure insulsa.

Rispetto al caos così come lo conosciamo, il tuo non è caotico per niente. I teorici del caos dovrebbero studiarti. Quello che Katherine dice o fa, quanto tocca in profondità Katherine? Quello che desideri, qualunque cosa sia, per quanto pericolosa o ambigua, tu la persegui in modo, beh, ecco, cioè, abbastanza impersonale, no, okay?»

«Okay. Come l’hai uccisa?»

Alzando le mani, lui le rispose: «Ho usato queste. Te l’ho detto.

«Spegni la luce e poi spegni la luce.» «Che ne hai fatto del cadavere?»

«Ho affittato una barca a Sheepshead Bay. In un porto di Brooklyn. Una volta ero marinaio. Ho zavorrato il corpo di mattoni e poi sono andato al largo e l’ho buttata in mare.» «E come hai portato un cadavere fino a Brooklyn?»

«Oh, io portavo sempre in giro di tutto. A quei tempi avevo una vecchia Dodge e ficcavo regolarmente nel baule i miei burattini, il teatrino, le attrezzerie. I vicini mi vedevano sempre andare e venire e caricare e scaricare. Nikki era un fuscello. Pesava poco. L’ho piegata in due e l’ho ficcata in un borsone. Tutto lì.» «Non ti credo.» «Peccato. Non l’ho mai raccontato a nessuno, neppure a Roseanna: e adesso lo dico a te. E, come insegna il nostro piccolo scandalo, raccontare le cose a te non significa seguire alla perfezione le regole della prudenza. A chi lo dirai prima? Alla preside Kuziduzi, o ti rivolgerai direttamente agli alti comandi giapponesi?»

«Perché devi avere tutti questi pregiudizi razziali nei confronti dei giapponesi?»

«Per colpa di quello che hanno fatto ad Alec Guinness ne Il ponte sul fiume Kwai. L’hanno rinchiuso in quella gabbietta di merda. Odio quei bastardi. A chi lo dirai prima?»

«A nessuno! Non lo dirò a nessuno perché non è vero!»

«E se lo fosse? Lo diresti a qualcuno?»

«Cosa? Se tu fossi davvero un assassino?»

«Sì. E se tu lo sapessi, mi consegneresti allo stesso modo in cui hai consegnato il nastro?»

«L’ho dimenticata, quella cassetta! E’ stato un incidente.» «Mi denunceresti, Kathy? Si o no?»

«Perché devo rispondere a queste domande?»

«Perché altrimenti non riuscirò a scoprire per chi cazzo lavori.»

«Nessuno!»

«Mi denunceresti? Sì o no. Se io fossi davvero un assassino.



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