La città degli abissi by Frederik Pohl & Jack Williamson

La città degli abissi by Frederik Pohl & Jack Williamson

autore:Frederik Pohl & Jack Williamson [Williamson, Frederik Pohl & Jack]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Science Fiction
editore: emmebooks
pubblicato: 2015-03-22T16:00:00+00:00


Gideon mi spiegò a modo suo come dovevamo essere andate le cose. «Secondo me è stato quel Faulkner a combinarle il pasticcio. Io ho l'impressione che ci tenga moltissimo a toglierla dalla circolazione, mio caro Jim, al punto da non esitare a commettere un omicidio, se necessario!»

«Ma, e il libretto di identificazione, Gideon?» obiettai.

Scosse il capo. «Figliolo caro, qui a Tethis c'è gente capace di falsificare qualsiasi documento, anche il più complicato. Non è mica difficile, sa, dopotutto? Ma qui non si tratta di sapere "come" ci siano riusciti, ma del "motivo" che li ha spinti ad agire. A me non piace trarre conclusioni affrettate, ma anche un bambino capirebbe che le Miniere Marine debbono valere molto di più di quanto loro vorrebbero farle credere».

«Ma non è possibile» insistetti, ostinato. «Sono al disotto del limite di profondità, e anche ammesso che mio zio ci avesse trovato qualcosa, come si potrebbe raggiungerle per sfruttarle?»

Gideon si strinse nelle spalle: «Ha qualche ipotesi migliore da offrire in spiegazione?»

Dovetti ammettere che non ne avevo nessuna. Dopo un lungo silenzio da ambo le parti, ripresi: «Ebbene, che cosa mi consiglia di fare, adesso? Tornare indietro per farmi sbatter fuori un'altra volta da Faulkner?»

Gideon scosse il capo mentre un lampo di malizia gli brillava negli occhi.

«Per ora no, figliolo. Prima faccia stabilire la sua identità; si rechi subito al consolato americano e si faccia rilasciare un duplicato dei suoi documenti. Allora sì che torneremo da Faulkner, perché ci torneremo insieme, lei ed io. E mi darebbe immensa gioia se tentasse di buttarci fuori; sarebbe davvero uno spettacolo che mi divertirebbe, parola d'onore!»

Seguii il consiglio di Gideon.

L'ispettorato dell'immigrazione si trovava insieme agli altri uffici governativi al Ventiduesimo Piano.

Spiegai la mia situazione all'impiegato addetto ai passaporti, il quale annuì senza far commenti, si scusò, scomparve, per tornare poco dopo dicendomi che mi avrebbe accompagnato dall'ispettore in persona.

L'ispettore era un certo Chapman, un ometto grasso, calvo, di modi vivaci. Mi strinse cordialmente la mano, ascoltò il mio racconto, sottolineandolo di tratto in tratto con energici movimenti del capo.

«Purtroppo sono cose che succedono» disse infine. «Però possiamo aiutarla, giovanotto». Suonò un campanello e al segretario apparso ordinò di portarmi nel reparto laboratorio.

Qui fui spogliato, misurato, pesato, mi furono prese le impronte digitali, quelle della retina, fotografato con luce naturale, luce fluorescente e radiografato. Fui auscultato, esaminato, studiato da tutte le parti. Insomma, fu una visita medica che si protrasse per oltre un'ora, al termine della quale venni ricondotto alla presenza dell'ispettore da un assistente in camice bianco.

Chapman mi consegnò un passaporto, sul quale era segnato a lettere scarlatte: TEMPORANEO.

«Circoli con questo per il momento» mi disse. «Tra due settimane al massimo, spero, sapremo dagli Stati Uniti se i suoi dati somatici corrispondono a quelli accertati dal nostro personale, e in caso, affermativo provvederemo a farle rilasciare immediatamente un passaporto permanente. Questo, purtroppo, non le sarà di grande aiuto: comunque le permetterà di circolare per Thetis. Si ricordi però che senza passaporto permanente non può lasciare il territorio di Marinia».

Lo ringraziai.

«Ma



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