Design by Alberto Bassi

Design by Alberto Bassi

autore:Alberto Bassi [Bassi, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Musica e spettacolo, Farsi un'idea, Sociologia
editore: il Mulino
pubblicato: 2013-09-30T22:00:00+00:00


L’affermazione del good design

Il tema del rapporto forma-funzione ha una forte rilevanza nel secondo dopoguerra sia in Europa sia negli Stati Uniti e contribuisce alla diffusione a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta dell’idea del good design, dell’assoluta necessaria coerenza tra forma, funzione e consumo.

Negli Stati Uniti i più noti designer, come Richard Nelson, Charles e Ray Eames, Eero Saarineen o (il friulano) Harry Bertoia e le aziende, come Herman Miller o Knoll, sono in parte «europei» di provenienza o impostazione, e vengono, inoltre, fortemente influenzati dall’arrivo di architetti collegati alla Bauhaus che lasciano la Germania nazista, come Gropius, Breuer e Van der Rohe. Questi tra l’altro forniranno un decisivo contributo allo sviluppo delle maggiori città. Il MoMA con le sue esposizioni concorre alla diffusione a livello internazionale di questa cultura del design che identifica determinati valori, caratteri e standard estetici come «moderni».

Il lavoro dei coniugi Eames con Herman Miller si connota, ad esempio, per la capacità di fare innovazione sia nei materiali (dalle prime sedute in materiale plastico della fine degli anni Quaranta alle «definitive» aluminium chair da ufficio) sia nelle tecniche esecutive (con le ricerche sul playwood, multistrato di legno, con cui realizzano la celeberrima chaise longue con seduta in pelle nera pensata per l’amico regista Billy Wilder). In ogni caso, i prodotti sono risolti in un linguaggio domestico, morbido ed elegante, ancora oggi vengono annoverati fra gli esiti più significativi della storia del design e sono stati fonte di ispirazione e confronto per intere generazioni di progettisti.

Seguendo un modello consolidato proprio con i designer streamline, la maggior parte delle imprese statunitensi si avvia lungo una direzione di forte integrazione degli aspetti progettuali dentro il sistema industriale complessivo, perlopiù attraverso la creazione di studi tecnici interni, coinvolti direttamente anche nelle logiche commerciali e di mercato. Si tratta di una modalità destinata a diffusione ma, dal punto di vista delle logiche proprie del design, più debole dal punto di vista sia culturale sia del risultato finale.

In terra americana gli esiti più interessanti sono allora quelli che scaturiscono laddove il linguaggio esplicito del design viene inglobato e assorbito all’interno delle stringenti necessità di prestazione. Ciò avviene, come è naturale nel settore del progetto militare e bellico, ma anche in altri segmenti. Pensiamo ai prodotti destinati alla pratica sportiva – dalle citate calzature Converse fino alle recenti Air per Nike (1987) o Pump per Reebook (Design Continuum, 1989), dal frisbee (F. Morrison e W. Franscioni, 1958) alle tavole da surf Hobie (1950) e ai pattini Rollerblade (1980) – o alla esecuzione musicale – come ad esempio le chitarre elettriche Fender Stratocaster (1954) o Gibson Les Paul (1952).

Il modello statunitense, che fonde le funzioni progettuali con le logiche più generali d’impresa, si diffonde con pervasività a livello globale, soprattutto attraverso i grandi gruppi multinazionali. Questo accade anche in Europa, dove però permangono in ogni caso declinazioni nazionali che si distinguono perlopiù per dissonanza e diversità. Possiamo prendere a testimone di questa peculiarità la «via italiana» all’industrial design, fatta di piccole imprese di



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