Di rabbia e di vento by Alessandro Robecchi

autore:Alessandro Robecchi
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: General, Mystery & Detective, Fiction
ISBN: 9788838935008
editore: Sellerio Editore srl
pubblicato: 2016-03-01T23:00:00+00:00

18

L’agente Iossia ha freddo. Sta pensando che sta in quella cazzo di macchina da nove ore e non può nemmeno accendere il motore, cioè, non potrebbe, secondo logica, per non farsi notare troppo, per non dover mandare via a gesti quelli che se vedono una macchina accendersi e uno scappamento fumare nell’aria gelata pensano subito al posto libero, tirano giù il finestrino e gli dicono:

«Esce?».

Macché, lui non esce, cazzo. Sta lì a guardare il portone del 38 come un cretino, il posto dove batte quella là... Bianca Luna, che razza di nome. Ha visto l’annuncio, piccoletta ma scopabile, pensa.

E ogni tanto il motore lo accende lo stesso, mica può congelare, là dentro. E un paio di volte è andato al bar lì vicino: caffè, pisciare, i titoli della Gazzetta.

Che poi, cosa dovrebbe sorvegliare non si sa. Lei è uscita solo dieci minuti, verso le undici, per un cappuccino. Se era vestita da troia non l’ha visto, perché aveva un cappotto lungo, ma insomma, si sa il lavoro che fa, quindi... Carella ha detto: guarda se con lei va e viene qualcuno, se ti dà l’impressione che abbia un cliente che non è un cliente, uno che torna spesso o che abita lì con lei.

Macché. I clienti, poi, li riconosci perché arrivano al portone e invece di suonare il citofono telefonano, e l’apriporta scatta quasi subito. Chi abita lì ha le chiavi. Solo un tizio ha citofonato due volte e gli hanno aperto, quindi non andava da lei, ha pensato Iossia. Uno grosso è entrato e uscito subito, pochi minuti, che non ci stava nemmeno una sveltina.

E ora l’agente Iossia si è veramente rotto i coglioni.

A fare la scenetta del telefono davanti al portone, guardandosi intorno come se fossero il palo di una banda, guardinghi e circospetti come cani che temono la bastonata, sono stati in sette, dalla mattina. La ragazza si dà da fare, rischia di raccattare in un giorno i soldi che lui tira su in un mese, solo dando via la fica. Iossia non riesce a smettere di pensarci e questo gli mette una piccola rabbia, che si somma ad altre rabbie e rancori sparsi, lì a trentasei anni, seduto al freddo. Ogni tanto, per passare il tempo, si rilegge l’annuncio.

La più porca di Milano, sì, buonanotte.

E poi.

E poi lo sapete come prendono forma i pensieri, no? Che ti vengono in mente e tu dici no, no, no, che pensiero cretino. Poi dici, no, però, se fosse... e da lì piano piano scollini come Coppi sul Pordoi verso un perché no?, che ancora ti suona male e contiene timori e prudenze. Ma sei lì e ci pensi, e ti rode, e ti scava. E allora cominci a limare quel perché no?, come fa un orologiaio con gli ingranaggi, piano, lento, metodico. E dopo un po’ il perché no? diventa, ma su, fallo, che cazzo ti frega.

E dopo dieci minuti l’agente Iossia, un giubbotto marrone sui jeans e le scarpe a carrarmato, è lì che suona il citofono con scritto Luna, e quando una vocina quasi timorosa dice.

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