Di viole e liquirizia by Nico Orengo

Di viole e liquirizia by Nico Orengo

autore:Nico Orengo [Orengo, Nico]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788806186197
Google: -jCTAAAAIAAJ
editore: Giulio Einaudi editore
pubblicato: 2005-02-14T23:00:00+00:00


Luciano telefonò a un quarto alle dieci: una complicazione gli impediva di venire a prenderlo. Era mortificato,

la moglie aveva avuto un attacco di cuore e doveva correre in ospedale. Gli aveva dato un paio di numeri di telefono di altri suoi colleghi. Daniel aveva provato a chiamarli: uno non rispondeva, l’altro era a Caselle in attesa di un cliente da Napoli. «Cosa faccio?» si era chiesto Daniel, agitato.

Daniel accende la prima sigaretta della giornata, maledice l’imprevisto. Non può arrivare a Nizza in ritardo. Non riuscirebbe a perdonarselo. E non glielo perdonerebbero.

Siede a un tavolo, guarda l’ora e chiede un Pastis. Sa che è presto e che sicuramente gli batterà in testa ma l’agitazione che lo sta prendendo è in salita. Dentro di sé sente d’invocare non sa chi perché gli risolva il problema. Sente che sta dicendo: «Fa’ che succeda qualcosa. Ti prego: fa’ che succeda qualcosa e trovi una soluzione». Lo dice stringendo i pugni, guardando il Pastis che Silvio gli ha portato insieme a una piccola caraffa di acqua gelata.

Poi avverte dei passi alle spalle e un’improvvisa corrente fredda, come fosse partita l’aria condizionata. Si volta.

- Permette?

Daniel alza lo sguardo verso l’uomo che ora ha di fronte e che ha appoggiato una mano, bianca, affusolata, sulla spalliera della sedia. È alto e magro, i capelli leggermente bianchi alle tempie, uno sguardo chiaro e rassicurante, una bocca dal sorriso mite, calmo. Indossa un cappotto blu e una sciarpa rossa. Daniel fa segno di sì e gli indica la sedia che lo sconosciuto ha già spostato. Si toglie il cappotto, lo posa sul tavolo a fianco. È vestito di velluto marrone chiaro, un panciotto nero e una cravatta rossa, con un gran nodo a base larga e molle.

Lo sconosciuto si siede allungando e congiungendo le mani sul tavolo.

- Potrebbe ricomparire qui, adesso, Giulio pentito ma con la macchina, a offrirsi di accompagnarla a Nizza. E lei pur di arrivare a Nizza in tempo lo aiuterebbe a farsi, non dico perdonare da Amalia, ma diciamo accettarlo come figliol prodigo con il quale aggiustare i conti nel tempo. Vero? Daniel, confuso, annuisce.

- Soluzione comoda e un po’ facile. Non le pare?

Lo sconosciuto chiede a Silvio se fosse possibile avere un thè.

- Lei conosce la Manage Frères di Parigi? Importano e misturano thè veramente squisiti. E hanno l’accortezza d’imbarattolarli con il tappo profondo a intercapedine, una vera tenuta stagna. Dicevamo?

Daniel guarda confuso il suo Pastis: l’ha finito senza accorgersene. Ne ordina un secondo a Silvio.

- Non esageri, Daniel. Si ricordi, dobbiamo andare a Nizza. C’è strada da fare, e con tante curve. Non è meglio che mangi qualcosa?

- Mi porta a Nizza lei? - chiede speranzoso Daniel, respingendo il Pastis che Silvio ha posato sul tavolo insieme a una teiera di acqua calda e a una tazza con dentro una bustina di thè.

Lo sconosciuto prende per il filo la bustina, la solleva con sguardo infastidito, poi torna a posarla sul fondo della tazza e ci versa un po’ d’acqua.

- Non guido, - disse, - non guido più.



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