L'Isola delle Voci (1893) by Robert Louis Stevenson

L'Isola delle Voci (1893) by Robert Louis Stevenson

autore:Robert Louis Stevenson [Stevenson, Robert Louis]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
editore: Franco Maria Ricci editore
pubblicato: 1893-05-14T16:00:00+00:00


Markheim

“Sì”, disse il mercante, “le nostre occasioni sono di vario genere. Ci sono clienti ignoranti, e allora incasso il dividendo della mia conoscenza superiore; e clienti disonesti”, e qui alzò la candela che inondò di luce il visitatore, “e in questo caso”, continuò, “traggo profitto dalla mia onestà”.

Markheim era appena entrato e i suoi occhi, abituati alla luce della strada, non si erano ancora adattati alle luci e ombre irregolari del negozio. Batté le palpebre infastidito dalle parole pungenti e dalla vicinanza della fiamma della candela e distolse lo sguardo.

Il mercante sogghignò: “Venite da me il giorno di Natale”, riprese, “quando sapete bene che me ne sto solo in casa, chiudo il negozio, e per principio non tratto affari. Bene, dovrete pagare per questo; pagare per il tempo che perdo con voi, invece di occuparmi del bilancio; e dovrete pagare per quello strano modo di fare che ho notato in voi, particolarmente oggi; sono la discrezione in persona e non faccio domande inopportune; ma quando un cliente non riesce a guardarmi dritto negli occhi, deve pagare anche per questo”. Il mercante sogghignò ancora; quindi, ripreso l’abituale tono professionale, chiese con malcelata ironia: “Naturalmente, potete dare, come al solito, una chiara indicazione della provenienza dell’oggetto”; e continuò: “sempre lo studio di vostro zio? Un collezionista davvero rimarchevole, signore”; e l’ometto pallido e curvo si rizzò quasi in punta di piedi a guardarlo di sopra i tondi occhiali d’oro, tentennando il capo, con espressione assolutamente incredula. Markheim ricambiò l’occhiata con un lungo sguardo pieno di infinita pietà e con una sfumatura di orrore. “Questa volta”, disse, “siete in errore. Non sono venuto a vendere, ma a comprare. Non ho pezzi da collezione di cui voglio disfarmi e nello studio di mio zio non restano che i pannelli della tappezzeria; ma anche se fosse ancora intatto vi aggiungerei semmai qualche pezzo, piuttosto che toglierne; vi dirò che ho vinto in Borsa e oggi sono venuto per una commissione molto semplice. Cerco un regalo di Natale per una signora”, continuò facendosi più spigliato mano a mano che andava recitando il discorso che si era preparato; “e certamente vi debbo tutte le mie scuse per avervi disturbato per una faccenda di così poco conto; ma ieri non ne ho avuto il tempo e debbo presentare il mio piccolo omaggio a cena; ne converrete bene, un ricco partito non va trascurato”.

Seguì un silenzio, riempito dal ticchettio dei numerosi orologi disseminati tra le curiosità e le cianfrusaglie che ingombravano il negozio e dal debole fruscio delle vetture in corsa sulla vicina strada maestra; il mercante sembrò soppesare incredulo quelle parole:

“Bene, e sia”, disse “dopo tutto siete un vecchio cliente, e se, come dite, avete l’occasione di fare un buon matrimonio, lungi da me il pensiero di esservi d’ostacolo. E ora, eccovi un oggetto grazioso per una signora”, continuò; “questo specchio a mano, Quindicesimo secolo, garantito; viene anch’esso da un’ottima collezione, non ne faccio il nome, nell’interesse del mio cliente, che era proprio come voi, mio caro signore, nipote e unico erede di un insigne collezionista”.



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