Dietrologia by Fabri Fibra

Dietrologia by Fabri Fibra

autore:Fabri Fibra [Fabri, Fibra]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: EPUB9788858617410-80180
editore: Rizzoli
pubblicato: 2010-12-31T23:00:00+00:00


I giornalisti

I media in Italia sottovalutano o

fraintendono il rap. Per la maggior

parte le interviste a chi fa rap sono

inutili, mancano del racconto di un

percorso; i giornalisti non sanno

interpretare il movimento. In tutto

il mondo i media hanno cavalcato

questo genere. I media italiani che

avrebbero dovuto supportarlo, lo

stanno iniziando a capire solo

adesso.

Quando un fenomeno italiano

funziona, quando un rapper

italiano funziona, i giornalisti lo

riconoscono, magari non lo

accettano, magari danno la colpa

del

successo

al

vuoto

generazionale, ma ne riconoscono

il successo. Quando il rapper

aggiunge qualcosa di suo i

giornalisti ne parlano, nel modo

sbagliato o giusto che sia fanno

esistere questo genere. È successo

con gli Articolo 31 che ci hanno messo molto del loro e hanno

funzionato, potevano piacere come

non piacere ma funzionavano

eccome. Lo stesso è successo con

Frankie Hi-NRG MC: ha parlato

della mafia vera con Fight da faida e

ha funzionato. Anche i Club Dogo

nel bene o nel male hanno

funzionato, perché parlano di

Milano, la loro città, parlano

dell’Italia di oggi in chiave

italiana. Ho detto nel bene e nel

male perché sono molto criticati

dai giornalisti, ma intanto ne

parlano, e loro esistono sui

giornali, quindi nella cultura

popolare

contemporanea.

Marracash

funziona

perché

racconta della Barona, il suo

quartiere. Un quartiere periferico

talmente

caratterizzato

da

rappresentare tutte le periferie

d’Italia. Marra è l’antieroe delle

periferie perché racconta anche

delle sue paure mentali, funziona,

la gente lo segue, capisce di cosa

sta parlando, e i giornalisti ne

parlano.

Chi ci mette del suo funziona.

Nel mio caso i giornalisti

inizialmente si sono sbizzarriti a

descrivermi in mille modi, dicevano

che avevo testi banali ma anche

volgari, che mi ascoltavano solo

bambini ma che facevo interviste

interessanti, che ero un progetto

studiato a tavolino ma anche che

avevo fatto molta gavetta.

Insomma tutto e il contrario di

tutto, ma ne parlavano. Oggi la

mia aspettativa è che ci siano

sempre più giornalisti capaci di

distinguere i vari Zorro del rap

italiano, altrimenti anche voi

giornalisti musicali siete gente che

indossa un costume solo per

sembrare un giornalista.

Spesso

questi

giornalisti

sono

artisti frustrati.

Spesso questi giornalisti sono

artisti frustrati che non sono

riusciti con la musica, hanno

comunque quel senso critico per

valutare i dischi degli altri, spesso

caricando il tutto con un mix di

frustrazione, invidia.

Per molti rapper il rap è un

passatempo, è un vestirsi con il

cappellino dello stesso colore delle

scarpe e della maglietta, perché la

loro sensibilità artistica non va

oltre. Non hanno problemi. I

giornalisti queste cose le odiano e ne parlano. I giornalisti in Italia

sono abituati a un panorama

musicale piatto. Spesso allora per

movimentare la cosa, nelle loro

recensioni, nei loro articoli, nelle

loro interviste, partono con il

presupposto di diventare il

personaggio

dell’articolo

in

questione. Partono già da casa con

il titolo e l’articolo fatto, qualunque

cosa dirai è inutile e con questi

giornalisti io non ci parlo più. Il

personaggio non è l’artista

intervistato, ma il giornalista.

All’inizio, per decodificarmi, mi

volevano «vendere» come l’anti-

Jovanotti e allora riempivano tutte

le

interviste

con

domande

trabocchetto su Jovanotti e sul suo

modo di scrivere e utilizzare il rap.

Sapevano già benissimo cosa

avrebbero scritto su questo

argomento una volta tornati in

redazione e non riuscivano a darsi

pace che avrebbero dovuto un

attimo studiare i miei testi per

capire effettivamente perché il mio

non è rap positivo.

Mi

volevano

«vendere» come

l’anti-Jovanotti.

D’altronde

il

giornalismo

musicale da noi è fatto più di feste,

di buffet, di cerchie ristrette e di

abitudini che di ore passate ad

ascoltare i dischi, la musica e i live.

I giornalisti italiani molto spesso

sono fermi al passato, non sono

aggiornati e nemmeno sono

interessati a esserlo, sottovalutano

completamente la potenza di

internet, non seguono le novità del

mercato straniero. Quando ho

messo in



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