Donne di fronte alla guerra by Stefania Bartoloni Bartolini

autore:Stefania Bartoloni Bartolini [Bartoloni, S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Quadrante Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2017-03-14T16:00:00+00:00

3. Strategia suffragista

All’interno del quadro fin qui delineato resta da vedere la linea delle appartenenti alla Federazione nazionale pro suffragio. Pur essendo il diritto di voto un obiettivo comune, va detto che non tutti i comitati mostrarono un’uniformità di vedute sul rapporto stabilito tra partecipazione al conflitto e ottenimento del voto. Grazie all’International Women Suffrage Alliance, la battaglia aveva fatto un salto, sia nella definizione della prassi che nelle alleanze da adottare. Infatti, al quinto congresso dell’Iwsa, tenutosi a Londra nel 1909, le suffragiste britanniche della moderata National Union Women’s Suffrage Alliance Society proposero alle delegate convenute la loro tattica, ovvero esercitare pressioni sugli eletti al Parlamento affinché sostenessero la causa delle donne. Le italiane, dopo la petizione del 1906, l’iscrizione nelle liste elettorali, i dibattiti parlamentari e l’esito della commissione ministeriale proposta da Giolitti, accolsero favorevolmente l’indicazione delle colleghe d’oltre Manica nella speranza di poter raggiungere il traguardo. Così, puntarono a organizzare un gruppo di deputati appartenenti agli schieramenti democratici e altrettanto fecero le socialiste, che sollecitarono i compagni a impegnarsi per ottenere il suffragio politico e amministrativo271.

Come era prevedibile, la formazione di un cosiddetto partito femminista in Parlamento non fu facile e, per di più, la proposta venne sostenuta prevalentemente dalle giovani. Giacinta Martini Marescotti, la decana del suffragismo italiano, aveva in mente un modello di cittadinanza che tenesse conto delle differenze di genere e non si appiattisse sul modello maschile. A suo parere l’obiettivo andava perseguito attraverso un approccio apartitico, moderato e all’occorrenza gradualista. Capeggiata da Teresa Labriola, la nuova leva optò, invece, per un rapporto diretto con la politica offrendo il proprio sostegno ai candidati amici, alcuni dei quali furono effettivamente eletti272. La doppia linea provocò, però, una frattura alimentata dalle dimissioni delle socialiste nei Comitati pro suffragio, dimissioni, come si ricorderà, imposte dal partito.

Sulla difficile fase riferì Ersilia Majno al consiglio di amministrazione dell’Unione femminile, il 10 gennaio 1912. La femminista pratica si rammaricò per le divisioni e per gli abbandoni che snaturavano il Comitato lombardo pro suffragio, al quale la sua associazione aveva sempre fatto riferimento. Stante così la situazione, si profilava il necessario rinnovo delle cariche nel Comitato, ma, prima di nominare le delegate dell’Unione, Majno suggerì di attendere gli eventi273. Anche questa scelta contribuì a indebolire il movimento, che toccò il momento di maggiore difficoltà poco dopo, quando fu concesso il suffragio maschile. Le donne ribadirono di sentirsi offese da una esclusione che perpetuava le discriminazioni nei loro confronti; ciononostante si prepararono alla nuova tornata elettorale indetta per l’ottobre del ’13 e che, a detta di Alma Dolens, vide un’intensa partecipazione femminile.

Per l’occasione, Emilia Mariani pubblicò un manifesto in cui, auspicando l’unione tra la madre e la lavoratrice, invitò a sostenere i candidati dei partiti democratici. Mise, però, in guardia le lettrici ribadendo che se non avevano ancora il voto la colpa era dei partiti che nei loro programmi non l’avevano inserito274. Non mancò di prender posizione Melany Scodnik con un articolo dai toni forti, col quale ricordava che le donne erano

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