Ecofollie by Milena Gabanelli

Ecofollie by Milena Gabanelli

autore:Milena Gabanelli
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-06-27T16:00:00+00:00


Malagrotta avvelenata

Gli amministratori di Roma e del Lazio hanno da anni a disposizione dati impressionanti sulla situazione dell’inquinamento ambientale dell’area di Malagrotta. Basta andare alla sede dell’Arpa Lazio per ottenere ad esempio il terzo Rapporto sulla qualità delle acque superficiali e sotterranee della provincia di Roma anno 2006. Il rapporto si basa sul monitoraggio delle «sostanze pericolose o gruppi di sostanze tossiche, persistenti e bioaccumulabili e altre sostanze o gruppi di sostanze che danno adito a effetti analoghi». Viene analizzata, con frequenza mensile, una serie di sostanze: cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo, rame, zinco, aldrin, ddt e isomeri, dieldrin, esacloro benzene, endosulfan, eptacloro, eptacloroepossido, esaclorobutadiene, isodrin, dicloroetano, tricloroetilene, cloroformio, tetracloruro di carbonio, percloroetilene, endrin, esaclorocicloesano, tricloro-benzene. Si monitorano anche i corsi d’acqua destinati alla produzione di acqua potabile. Parametri utilizzati in questo caso: ph, le materie in sospensione, temperatura, conducibilità, nitrati, fluoruri, solfati, cloruri, tensioattivi, fosfati, fenoli, sostanze organiche (cod), bod5, ossigeno disciolto, azoto totale, ammoniaca, cadmio, cromo totale, mercurio, nichel, piombo, rame, arsenico, ferro, zinco, berillio, cobalto, vanadio, manganese, boro, selenio, bario, antiparassitari totali, cianuro, idrocarburi disciolti/emulsionati, idrocarburi policiclici aromatici, coliformi totali, coliformi fecali, streptococchi fecali, salmonella.

Nella normativa statale e nel piano regionale di tutela delle acque è fissato che, entro il 31 dicembre 2008, nei corsi d’acqua significativi venga raggiunto lo stato di qualità «sufficiente».

Il primo monitoraggio, effettuato ai sensi del decreto legislativo 152/99, evidenzia che l’obiettivo di «sufficiente» non è stato conseguito per il principale corso d’acqua dell’area di Malagrotta: il fosso Rio Galeria, affluente del Tevere. Definirlo una fogna a cielo aperto è ancora improprio. La puzza che rimanda è diversa: l’acqua è densa, schiumosa, gli odori pungenti fino allo stordimento. Eppure le aziende agricole, tutte intorno alla discarica (la più grande d’Europa con i suoi 160 ettari) e alla raffineria (impianto qualificato come ad alto rischio industriale secondo la legge cosiddetta Seveso 2), usano l’acqua del Rio Galeria per innaffiare il granturco e l’erba che poi viene data da mangiare alle mucche.

Il commissario straordinario dell’Arpa Corrado Carrubba ci consegna altri due documenti. Il primo è del 16 settembre 2008 e riguarda i controlli sulla qualità delle acque di falda di Malagrotta effettuati su campioni provenienti dai cosiddetti piezometri, i pozzi spia nell’area interna alla discarica. L’Arpa riscontra superamenti sistematici dei limiti normativi per una quantità di metalli pericolosi. Il secondo documento riguarda la campagna di monitoraggio svolta nel 2007 su tutti i fossi della zona di Malagrotta. Dove vengono certificati superamenti dei limiti per legge di numerosissimi metalli e composti chimici.

A Corrado Carrubba chiediamo come sia possibile che gli amministratori pubblici non abbiano tenuto conto di questi dati. «Perché non abbiamo definitiva certezza delle origini di queste concentrazioni di inquinanti» risponde. In sostanza, si sa che l’acqua di Malagrotta è marcia, si immagina chi ne siano i responsabili, ma nessuno fa niente per stabilire un nesso di causalità diretto. Chi rovina quell’acqua? Tutti lo sanno ma nessuno fa nulla per accertarlo in via definitiva. E proprio perché tutti lo sanno nessuno lo accerta. Il comune



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