Eldest Vol.2 by Christopher Paolini

Eldest Vol.2 by Christopher Paolini

autore:Christopher Paolini [Paolini, Christopher]
Format: epub
pubblicato: 2005-12-12T22:00:00+00:00


Elva

"Signora?... Sei desiderata, signora.» «Cosa?» Riluttante a muoversi, Nasuada aprì gli occhi e vide Jòrmundur che

entrava nella stanza. Il coriaceo veterano si tolse l'elmo e se lo mise nell'incavo del gomito destro, avanzando con la

sinistra poggiata sul pomo della spada.

Gli anelli metallici del suo usbergo tintinnarono quando s'inchinò. «Mia signora.»

«Benvenuto, Jòrmundur. Come sta oggi tuo figlio?» Nasuada era contenta di vederlo. Di tutti i membri del Consiglio

degli Anziani, era l'unico ad aver accettato di buon grado la sua guida, servendola con la stessa determinazione e lealtà

canina che aveva per Ajihad. Se tutti i miei guerrieri fossero come lui, non ci fermerebbe nessuno.

«La tosse gli è passata.»

«Sono lieta di sentirlo. Che cosa ti porta da me?»

Rughe profonde solcarono la fronte di Jòrmundur. Si passò la mano libera tra i capelli, legati indietro in una coda, poi

riprese un contegno e abbassò la mano lungo il fianco. «Magia, del genere più inusuale.»

«Oh.»

«Ricordi la bambina benedetta da Eragon?»

«Sì.» Nasuada l'aveva vista soltanto una volta, ma era al corrente delle voci esagerate che circolavano fra i Varden sul

suo conto, come anche delle speranze che i Varden nutrivano per i suoi futuri successi una volta cresciuta. Nasuada

era più pragmatica sull'argomento. Qualunque cosa fosse diventata, non sarebbe successo ancora per molti anni, e nel

frattempo la battaglia contro Galbatorix sarebbe stata vinta, o persa.

«Mi è stato chiesto di portarla da te.»

«Chiesto? Chi? E perché?»

«Sul campo di addestramento un ragazzo mi ha detto che dovresti vedere la bambina. Dice che la troveresti

interessante. Il ragazzo si è rifiutato di dirmi come si chiamava, ma assomigliava parecchio a quello in cui si trasforma il

gatto mannaro dell'indovina, così ho pensato... Be', ho pensato che forse era il caso di vedere la bambina.» Jòrmundur

aveva l'aria imbarazzata. «Ho chiesto ai miei uomini di fare qualche domanda sul suo conto, e a quanto pare lei... è

diversa.»

«In che senso?»

Jòrmundur si strinse nelle spalle. «Abbastanza da credere che dovresti fare quel che dice il gatto mannaro.»

Nasuada aggrottò la fronte. Sapeva dalle vecchie storie che ignorare quel che diceva un gatto mannaro era la più

stolida delle follie, e spesso conduceva alla morte. Tuttavia la sua compagna - Angela l'erborista - era un'altra specie di

strega di cui Nasuada non si fidava del tutto; era troppo indipendente e imprevedibile. «Magia» disse, come se fosse

una parolaccia.

«Magia» ripete Jòrmundur, anche se lui usò la parola con un certo timore reverenziale.

«D'accordo, vediamo questa bambina. Si trova nel castello?»

«Orrin ha dato a lei e alla sua domestica un alloggio nell'ala ovest del maschio.»

«Portami da lei.»

Raccogliendo le gonne, Nasuada ordinò a Farica di posticipare gli altri appuntamenti della giornata, poi lasciò le sue

stanze. Dietro di sé, sentì Jòrmundur che schioccava le dita per ordinare a quattro guardie di schierarsi intorno a lei. Un

momento dopo, si pose al suo fianco per indicarle la strada.

Il caldo all'interno del Castello Farnaci era aumentato al punto da dare la sensazione di trovarsi in una gigantesca

fornace. L'aria tremolava come vetro liquido lungo i davanzali.

Pur a disagio, Nasuada sapeva di sopportare meglio di tanta gente quel caldo terribile, grazie alla pelle scura.



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