Elementi by Philip Ball

Elementi by Philip Ball

autore:Philip Ball [Ball, Philip]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2022-04-27T00:00:00+00:00


Schemi e affinità

Uno dei primi tentativi di rendere popolare la chimica, e tuttora uno dei testi più avvincenti, è Crucibles: The Story of Chemistry, di Bernard Jaffe9. Pubblicato per la prima volta nel 1930, il libro narra l’evoluzione della chimica attraverso la vita di alcuni dei personaggi più pittoreschi di questa disciplina. Ma se cercate una prospettiva storica accurata, Jaffe non fa per voi. Determinato a tessere una bella storia, accetta con entusiasmo tutti i miti popolari e dipinge ogni intuizione come un colpo di genio giunto alla fine di una lotta per la verità. I chimici di Jaffe sembrano avere tutti la stessa missione: stabilire una volta per tutte l’interpretazione positivista della scienza.

E quindi eccovi il Dmitrij Mendeleev di Jaffe, eccentrico e arruffato “profeta della chimica”, un “Tartaro il quale non si sarebbe fatto tagliare la sua famosa zazzera neppure per far piacere allo zar Alessando III”. Mendeleev è un “sognatore e filosofo” e l’eventuale possibilità di mettere ordine nella profusione di elementi era una questione che “non gli lasciava tregua”.

A essere onesti, per una volta Jaffe ha più di un argomento dalla sua parte. Mendeleev (1834-1907) era un personaggio pittoresco, nessun dubbio al riguardo. Di origine cosacca, nato nelle remote lande siberiane (“da una famiglia di eroici pionieri”), Mendeleev dovette sembrare piuttosto esotico a sir William Ramsay quando si conobbero nel 1884. Ramsay, che in seguito avrebbe scoperto la maggior parte dei gas nobili, incontrò Mendeleev a Londra e concluse che il suo collega era davvero un tipo singolare: “Supposi che fosse un calmucco o di qualche altra nazione remota”.

Fu Mendeleev stesso a promuovere la propria reputazione di sognatore e visionario, quando in seguito raccontò come avesse scoperto la forma più o meno corretta della tavola: “Mi apparve in sogno una tavola in cui tutti gli elementi andavano al loro posto. Al risveglio, l’annotai subito su un foglio di carta”10. È un’immagine suggestiva, che stranamente Jaffe evita di riportare. Non è affatto improbabile, comunque, che Mendeleev si fosse assopito mentre meditava sul problema, o che il suo stato di semicoscienza fosse popolato da schemi di elementi. Per tre giorni e tre notti aveva lavorato su dei sistemi di classificazione prima di trovare quello giusto, presumibilmente mescolando le carte con i simboli con l’ossessività tipica dei maniaci depressivi. “È tutto qui nella mia testa”, confidò a un amico che era passato a trovarlo alla vigilia dell’illuminazione.

L’ispirazione onirica era un’idea molto amata dai chimici ottocenteschi, professionisti della grande scienza romantica. Friedrich August Kekulé von Stradonitz (1829-1896) sostenne di aver dedotto nel 1865 la struttura ad anello della molecola di benzene proprio in questo modo. Le intuizioni scientifiche di certo possono arrivare in questi momenti di riflessione incontrollata, ma dar loro troppa enfasi o troppo credito minaccia di oscurare l’altra fedele guida alla scoperta: il lavoro che la precede11.

Né Kekulé né Mendeleev furono i primi ad affrontare i rispettivi problemi e altri avevano già intuito la probabile soluzione. La Tavola Periodica di Mendeleev fu un sostanziale e brillante contributo alla scienza,



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