Elisabetta Cametti - 2018 - K Dove il destino non muore by Elisabetta Cametti

autore:Elisabetta Cametti [Cametti Elisabetta]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Thrillers, Suspense
ISBN: 9788860529411
editore: Cairo Publishing
pubblicato: 2018-01-15T09:13:44+00:00

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«È il momento di quel caffè!»

«Con piacere, cara, te lo preparo.»

Katherine sorrise a Cecco e tornò nella cappella.

Trascinò uno dei secchi di pittura ancora sigillati di fronte ai mucchi di pietre e si sedette, sapendo che non se la sarebbe cavata in pochi minuti. Armata di pazienza, decise di iniziare dai sassi per il mosaico. Quando si accorse che erano tutti simili e troppo piccoli per trasferire un messaggio, spostò l’attenzione sul cumulo di beole grigie. Pur presentando dimensioni irregolari, le lastre avevano lo stesso spessore. Le ricordavano quelle che Theodore aveva usato per il vialetto di ingresso.

«Zio, come fai a scegliere quale mettere giù?»

«Guardo la forma.»

«Però non le unisci una all’altra?»

«È impossibile, sono tutte diverse… ma è il loro bello. Per questo le tengo staccate di qualche millimetro e riempio lo spazio con il cemento. Ti piace il risultato?»

«Viene bene! Posso aiutarti?»

«Sì, Occhioni!»

Okay, zio. Sono pronta a cercare la pietra giusta.

Sollevò una delle beole in cima al mucchio e la analizzò. Ne prese un’altra. Poi una terza. Una quarta. Prima di allinearle sul pavimento, controllava entrambi i lati alla ricerca di una parola, di una frase, di un simbolo.

Ma se la pietra giusta è l’ultima in fondo, giuro che mi arrabbio.

La pila si abbassava senza svelare nulla, mentre Tremilla e Maat si erano accucciate sulla soglia e non perdevano di vista i poliziotti.

«Non potevi chiamarmi?» Cecco apparve alle sue spalle con la moka e un bicchierino di carta. «Hai le mani fasciate, devi essere prudente, rischi di graffiarti.»

«Non si preoccupi, le sto spostando con calma.»

«Togliti, cara, ci penso io!»

«Preferisco fare da sola, davvero» lo rassicurò Katherine. «Quando rientro in hotel, cambio le garze.»

«Ecco una cosa che hai preso da tuo zio: la testa dura.» Cecco le versò il caffè. «Ma perché le metti una di fianco all’altra? Non dirmi che vuoi continuare i lavori.»

«No, magari fossi brava quanto lui!» Si portò il bicchierino alle labbra. «Sapeva fare di tutto.»

«Tempo fa sono arrivato alla tua stessa conclusione. Là in fondo…» Cecco indicò la direzione con lo sguardo «…stava per crollare un muretto e lui l’ha sistemato con una facilità invidiabile. Gliel’ho confessato, sai? E mi ha risposto che uno dei compiti che la vita gli aveva assegnato era proprio quello di tirare su muri.»

«Cosa intendeva?»

«Quello che ha detto.»

Con lo stesso passo leggero con cui era comparso, il custode si incamminò verso la stanzetta di servizio. Katherine rimase a osservarlo, ammutolita dalla solita sensazione di non essere riuscita a cogliere il vero significato delle sue parole. Bevve il caffè e riprese a esaminare le pietre.

Ne aveva una in mano, quando quella sotto catturò il suo interesse. A prima vista pareva rotta. La alzò per guardarla meglio: la spaccatura non era netta, ma sembrava che fosse stato scalpellato via un frammento al centro, tanto che uno dei lati risultava appuntito. Le altre estremità si presentavano levigate, quella superiore era addirittura tondeggiante. Girò e rigirò la pietra. Sebbene non avesse alcuna iscrizione, era diversa: non si trattava di una lastra grezza, qualcuno l’aveva lavorata per darle quella forma.

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