Esercizi di ricostruzione by Jodie Chapman

autore:Jodie Chapman [Chapman, Jodie]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-05-24T12:00:00+00:00

Il matrimonio, seconda parte

«Perché non ti butti?» disse una voce alla mia sinistra, e mi resi conto che apparteneva alla bionda vicino a cui ero seduto a cena.

«Come, scusa?» Tolsi gli occhi dalla pista e mi girai a guardare. Laura, si chiamava. Aveva un bel viso. Sveglio. Avevamo piacevolmente chiacchierato durante il pasto e ricordavo che aveva non so quale lavoro nell’amministrazione dell’università.

«La donna che stavi fissando. Quella con il vestito rosso.»

Feci una risata imbarazzata. «Ah, sì? Non saprei.» Come per riflesso, guardai di nuovo la pista, poi distolsi gli occhi. «È una vecchia amica» dissi, prendendo la birra. «Non la vedevo da un po’, tutto qui.»

«È carina» disse lei. «Che cosa ti trattiene?»

Scossi la testa come per dire che si sbagliava. «È sposata.»

Laura alzò un sopracciglio. «Dunque sei arrivato tardi.»

Presi un sorso di birra tiepida. «Qualcosa del genere.»

Non dicemmo niente per un po’. La musica suonava attorno a noi, e le persone che ballavano pestavano i piedi sulle assi di legno e lanciavano in alto le braccia in una specie di danza scozzese. Io stavo lì, vicino a lei, quella donna che era mezzo sconosciuta e mezzo familiare, e nonostante il rumore sentii l’impulso improvviso di riempire il silenzio.

«È stato un bel matrimonio» dissi, alzando la voce perché mi sentisse.

Lei aveva le braccia incrociate in una posa strana. Notai che aveva dei piccoli grumi neri negli angoli interni degli occhi e distolsi lo sguardo perché non capisse che li avevo visti. Non volevo che si sentisse in imbarazzo quando, più tardi, si sarebbe guardata allo specchio.

«Sì» disse, e capivo che stava guardando Anna. «Mi piacciono i matrimoni.»

Non risposi. Guardavo qualsiasi cosa tranne la pista da ballo.

Sal entrò da fuori e salutò mentre andava verso il bancone. Fece il gesto di bere e io alzai l’indice come per dire “aspetta”. «Vuoi qualcosa da bere?» chiesi a Laura.

Lei sorrise e alzò il bicchiere vuoto. «Gradirei un po’ di vino bianco, grazie.»

Indicai il bicchiere a Sal. Bianco, dissi con il labiale, e lui alzò il pollice.

Mossi la testa a ritmo con la musica mentre aspettavo i nostri drink. Lei teneva le braccia incrociate e tamburellava con il dito sul gomito, e di tanto in tanto si guardava i piedi.

«Dove lavori a Londra?» chiese dopo un attimo, mettendosi una mano a coppa attorno alla bocca per farsi sentire.

Ripassai mentalmente la nostra conversazione a cena, quando ci eravamo scambiati i fatti fondamentali delle nostre vite. «Vicino a St Pancras» urlai in risposta.

«Mi ricordi quello che fai?»

«Calcolo le pensioni per il comune» dissi. «Ed è noioso quanto sembra.»

Laura scosse la testa. «Un buon lavoro, sicuro. È importante in tempi come questi.»

«In realtà, sono appena stato promosso. Adesso dirigo l’ufficio.»

Mi guardò, colpita. Quelli a cui l’avevo detto non avevano mostrato un particolare interesse. Papà aveva tirato su con il naso, e quando l’avevo detto ad Anna sull’autobus dopo la cerimonia, lei aveva aggrottato un po’ la fronte e mi aveva chiesto da quanto tempo il mio sogno fosse un lavoro gestionale.

Sal arrivò con i drink e porse a Laura un bicchiere di vino rosso.

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