Eurídice Gusmão che sognava la rivoluzione by Martha Batalha

autore:Martha Batalha [Batalha, Martha]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano
pubblicato: 2016-07-10T22:00:00+00:00

8.

Quando Guida tornò a casa, trovò sulla porta una sacca con dentro vestitini e pannolini di stoffa. Una piccola culla comparve chissà da dove, e ciucci, biberon, un sonaglio. All’Estácio, a quei tempi, un figlio di madre nubile si conquistava l’intero quartiere come padrino. Guida non era stata la prima ad arrivare sola, inventandosi una storia balzana. Erano tante le giovani deflorate e abbandonate, molte delle quali cambiavano status da un giorno all’altro solo per colpa di una leggerezza.

Tutti quelli che potevano aiutavano, e in un caso come quello tutti quanti potevano. La vicina di fronte le mandò una pentola piena di brodo di pollo (“Fa bene al latte”). Quella accanto disse che poteva lavarle la biancheria (“Sei ancora deboluccia”). Un’altra vicina arrivò con una copertina fatta all’uncinetto e un paio di scarpette rosse (“Portano fortuna”). Chiese a Guida se conosceva Filomena.

“Filomena?”

Sì, Filomena. Filomena era stata la prostituta più ambita dell’Estácio. Non era la più graziosa o la più abile, ma aveva un sorriso così bello che agli uomini piaceva riposarsi sul suo seno. Finché il sorriso non se n’era andato, insieme ai denti cariati. Ed era arrivata la sifilide, insieme ai segni sul viso. Aveva perso tutti i clienti e non aveva fatto la fame solo perché il quartiere le restituì i pasti e il conforto che da lei aveva ricevuto. Per Filomena il denaro era come l’aria che respiriamo – un attimo entra, l’attimo dopo esce.

Vivere di carità non faceva parte dei suoi piani, e perciò aveva cominciato a occuparsi di questo o quell’altro bambino mentre la madre lavorava. Madre e figlio ne erano così felici che subito si presentarono altre madri, e altre ancora. Filomena divenne la balia più richiesta dell’Estácio. La sua casa di tre locali accoglieva bambini giorno e notte.

“Più di sette alla volta non ne tengo,” diceva, quando la madre di un ottavo si presentava alla sua porta. “Prova da Maria da Penha. O da Efigênia.”

La madre faceva una smorfia e le chiedeva quando le si sarebbe liberato un posto.

“Quando questi vanno a scuola, ti avviso. Scrivi il tuo nome lì sul quadernetto.”

La madre scriveva il suo nome sotto a molti altri nomi.

Quella donna aveva metodi originali per tenere la disciplina, che non contemplavano le botte. E aveva una voce da sirena, in grado di farsi obbedire da chiunque. Al momento del riposino, tutti i bambini volevano dormire con lei. Filomena ne abbracciava uno a destra, un altro a sinistra, se ne sistemava un altro sopra di lei, un altro a fianco e se ne andavano tutti a letto, con la donna come intrappolata in una ragnatela di bambini. Si spostava per la casa con un codazzo di piccoli, perché nessuno voleva stare lontano dalla bambinaia.

Alle prostitute, alle operaie e alle impiegate non importava che una donna così malmessa si prendesse cura dei loro figli. I bambini chiedevano di lei e protestavano quando arrivava il momento di andarsene.

“Non piangere Paulinho, ché domani ritorni,” diceva Filomena, staccandosi da un biondino.

Nessuno aveva mai visto Filomena triste o di cattivo umore.

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