Europa 33 by Georges Simenon

Europa 33 by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2020-12-02T23:00:00+00:00


2

Vilnius, dove le ragazze sono disposte

a emigrare pur di farsi una dote

Lo avevo già notato, quel tizio, alla frontiera tedesco-polacca, dove i doganieri erano rimasti circa mezz’ora nella sua cuccetta di terza classe, in cui avevo intravisto una montagna di valigie malandate. Avevo anche notato che, oltre al tedesco e al francese, parlava correntemente il polacco e conosceva tutte le formalità da sbrigare.

Al vagone ristorante, dov’era seduto di fronte a me, stavo guardando distrattamente il suo completo, un completo nuovo, tagliato piuttosto male, grigiastro, dozzinale, quando lui mi ha detto:

«Indovini quanto l’ho pagato... Sessanta franchi, ad Atene, fatto su misura!...».

Non avrei saputo dire di che nazionalità fosse né quale mestiere esercitasse. Era basso, piuttosto grasso, con la testa rasata, le sopracciglia bionde, e in tutte le lingue che parlava metteva una punta di accento straniero. «Le scarpe... Sono di vitello... Ventotto franchi a Praga!... Ad Atene con venti franchi compri una camicia di seta...».

Diceva tutte queste cose senza allegria, e mi ricordava quei commercianti che vendono all’ingrosso prodotti a buon mercato per ambulanti ed empori di provincia nei dintorni di rue Poissonnière, perché era scialbo, timido e cortese proprio come loro.

A Varsavia l’ho perso di vista. Sono arrivato a Vilnius, nell’estremo Nord, a due passi dalla Lituania e dalla frontiera russa, e ho trovato la città coperta di neve: al posto delle auto e delle carrozze, piccole slitte scomode in cui si sta seduti con la faccia proprio all’altezza del didietro di un sudicio cocchiere.

Mi sono fermato nell’albergo migliore e quando ho chiesto al portiere di andare a prendere i miei bagagli alla stazione lui mi ha risposto: «Mi dia un po’ di soldi».

Mi era già successo a Varsavia, in un grande albergo simile a quelli degli Champs-Élysées, dove bisognava dare in anticipo al fattorino i soldi per il giornale o per una scatola di fiammiferi e pagare la colazione, la mattina, a letto, prima di riceverla dalle mani di un maître diffidente.

Anche a Vilnius l’albergo conservava le vestigia del passato splendore, e accanto alla mia camera c’era un salone davvero regale, con mobili bianchi e oro. Però, quando mi hanno chiesto cosa volessi mangiare, ho visto che correvano alla macelleria più vicina a comprare la mia costoletta.

Era triste e desolato, come l’intera città, con dappertutto dorature spente, tappeti logori, cartoni per sostituire i vetri rotti. Perché da almeno sei anni a Vilnius non si sostituiscono le piastrelle, non si ripara una grondaia, non si ripulisce una facciata né si accomoda il selciato di una strada.



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