Evangelina by Lorenzo Sassoli de Bianchi

Evangelina by Lorenzo Sassoli de Bianchi

autore:Lorenzo Sassoli de Bianchi [Sassoli de Bianchi, Lorenzo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 2023-10-25T12:00:00+00:00


Capitolo sedicesimo

Sei veramente speciale

EVANGELINA, tornata a casa di Roberta, affrontava la convalescenza dipingendo per tutta la giornata, prendendosi ogni tanto qualche pausa per non affaticarsi troppo.

Dopo la messa pomeridiana, passeggiava per Bologna al crepuscolo e ogni giorno ne portava a casa un frammento.

Quella sera, l’accendersi improvviso delle luci sulla città ancora tersa e chiarissima la trasformò in un lembo di mare: il cielo era sabbia finissima, sciacquata da un’onda di luce profonda. Guardando i lampioni illuminarsi uno dopo l’altro, sgranati come in una fuga, pensò all’arrivo di conchiglie lucenti sull’onda. Pensò al tappeto della vita di cui ci promettono sempre il bel disegno finale, mentre noi ci dibattiamo tra i suoi fili. Lei credeva a quel finale, ed era convinta che anche la malattia appena scoperta avrebbe contribuito a formare segni e figure per aiutarla a realizzare opere bellissime, lucide e profonde.

La delusione sul mancato ritrovamento del padre, il tentato stupro, lo scontro con il fratello, l’ospedale e le ferite l’avevano amputata di tanti rami, avevano inaridito le fronde fiorenti dei suoi sogni, pronti a sbocciare dopo aver lasciato Aterrana. Era consapevole che la sua sorte sarebbe stata quella di non avere certezze, di non poter pensare di scaldarsi a lungo ad alcun fuoco; si era convinta che quel destino dovesse trasformarsi in un dovere di tutti i giorni, in una disciplina accettata e ormai inderogabile.

Durante il ricovero in ospedale aveva disegnato senza interruzione ed era stato come assistere alla passione di Cristo in qualche deserto desolato. Aveva vissuto ogni tratto sulla carta a capo chino, talvolta sommersa nelle lacrime.

Prese molte decisioni durante la degenza, la più importante fu quella di concentrarsi ancora di più sulla pittura senza cercare lavori alternativi, anche se fosse stata costretta a fare la madonnara per strada, chiedendo l’elemosina.

Parlava spesso al telefono con Nazim Emre: aveva scoperto un ragazzo di una meravigliosa innocenza, un principe Myškin redivivo, verso di lui provava un forte senso di protezione. Parlando con il giovane turco, sentiva le preoccupazioni sciogliersi in una musica intensa e dolce. Quell’amicizia era preziosa, rendeva più reale il reale e più chiaro l’amore per ciò che amava. Le loro lunghe chiacchierate la rallegravano profondamente, quel buonumore si rifletteva sul suo lavoro: i colori della sua tavolozza diventavano ogni giorno più puri, i volti tendevano all’azzurro, come diamanti, i paesaggi erano splendenti e vivi come fiotti di sangue.

Le dighe nervose della giovane artista avevano ceduto ad altre forze, ma ora la speranza stava ricostruendo quegli argini e tutto rientrava nei propri limiti.

Il ritratto di Nazim era terminato: il volto del ragazzo dipinto nell’ombra, circondato da una soffusa luce dorata su cui piccoli tocchi bianchi provocavano bagliori scintillanti. Nel complesso, si percepivano spessore e presenza.

Il piccolo dipinto raccontava come, nel profondo dell’essere umano, esista qualcosa di irriducibile che il dolore può stordire, ma non sconfiggere. Evangelina, grazie a quel particolare potere sull’io, era riuscita a superare il tormento per la fuga del padre, l’essere amato che aveva abbandonato chi lo amava e si era allontanato verso una vita remota, lasciando soltanto l’eco del ricordo.



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