[Evermen 01] L'incantatrice by James Maxwell

[Evermen 01] L'incantatrice by James Maxwell

autore:James Maxwell
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantasy
ISBN: 9788834732717
editore: Fanucci
pubblicato: 2016-10-26T16:00:00+00:00


31

Avevo finalmente raggiunto la cima della più possente montagna delle Emdas. La mia vittoria fu di breve durata. La disposizione regolare di alcune pietre mi disse che un popolo antico era stato lì molto tempo prima di me.

Toro Marossa, Esplorazioni, p. 189, 423 a.E.

«Sark. L’alloggio con la vista migliore su tutta Halaran.» La voce arrivò da dietro le spalle di Miro.

Lui trasalì.

«Scusami, non intendevo spaventarti.»

Era Bartolo. Miro era talmente assorto nei suoi pensieri che non l’aveva sentito arrivare.

Si girò verso l’amico e gli sorrise. «No, è bello vederti. È stato tutto così frenetico ultimamente. Questa è la prima opportunità che ho per stare tranquillo e pensare.»

«So cosa significa» disse Bartolo, guardando l’inquietante vista sottostante.

Si diceva che l’esercito accampato nelle Pianure Azzurre fosse il più grande mai radunato prima. Era stato spiegato in tutta l’area, i soldati piccoli e numerosi come formiche. L’imponenza di tre casate congiunte si estendeva come mai prima di allora.

I costruttori non smettevano di innalzare strutture belliche, e le catapulte e i trabocchi non cessavano di bombardare le mura; ormai era diventata una cosa normale, collocata in un angolo della mente. Le baliste erano allineate una accanto all’altra dietro il muro difensivo sottostante, in una fila che non sembrava terminare.

I segni degli artificieri di Loua Louna erano ovunque. Era chiaro a tutti, ormai, che i louani avevano dato il loro completo supporto all’imperatore. I dirigibili si libravano sopra l’Armata Nera come una grossa nuvola letale. Il numero dei feriti mandati a casa con arti amputati si era già triplicato nella settimana in cui si erano uniti alle forze del gran lord Legasa presso i Ring Fort. I soldati sentivano gli scoppi dei mortaretti e dei globi prismatici nel sonno. Molti di quelli che erano sopravvissuti a un incontro ravvicinato con queste armi, erano diventati sordi, non più capaci di comunicare, le loro orecchie risuonavano costantemente agonizzanti.

A incorniciare il terrificante quadro c’era la bandiera nera che raffigurava il sole bianco. Nessuno sapeva ancora perché ai colori dell’imperatore fosse stato assegnato quel simbolo, e cosa realmente significasse. Il viola imperiale non si era più visto sui tabarri dei soldati tingarani, e nemmeno il sole e la stella sul raj hada della casata imperiale. Tutto era nero.

Dopo il grande scontro – che avevano soprannominato la Battaglia di Mornhaven – i cantori della lama avevano il loro quartier generale a Sark. Era una sorta di onore, supponeva Miro.

Miro non vedeva spesso Tuok e gli altri soldati. I cantori della lama si tenevano stranamente alla larga, come se volessero distanziarsi dalle reclute.

Miro aveva visto Ronell solo una volta, e lo sguardo che gli aveva lanciato era pieno d’odio. Aveva sentito dire che, anche se con un braccio solo, si era distinto nella battaglia, ma c’erano anche opinioni più tetre. Si diceva che Ronell avesse l’espressione di uno a cui non importava vivere o morire.

«Posso lasciarti solo, se preferisci» disse Bartolo.

«No, no. Stavo solo pensando.»

«Sei sempre un pensatore, tu» disse Bartolo. «Cosa pensi che accadrà in seguito?»

«Quello che accadrà, o quello che penso dovrebbe accadere?»

Bartolo sogghignò.



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